Accadde Oggi - 03 aprile 2025, 07:05

3 APRILE 2002. I volontari imperiesi dall'inferno di Ramallah: "Qui solo sangue, terrore e morte: stiamo seppellendo cadaveri su cadaveri"

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3 APRILE 2002. I volontari imperiesi dall'inferno di Ramallah: "Qui solo sangue, terrore e morte: stiamo seppellendo cadaveri su cadaveri"

"Stiamo seppellendo cadaveri". Parole agghiaccianti, quelle che arrivano dall'inferno di Ramallah, capitale della Cisgiordania assediata da oltre 150 carri armati e nel mirino di spietati cecchini. 

Parole che arrivano dalla viva voce di dell'imperiese Giovanni Vassallo, esponente dell'Aifo che fa parte della delegazione italiana in Cisgiordania assieme ad altri due imperiesi, Matteo Jade e Paolo Languasco, che però fanno parte della carovana arrivata dal Centro Zapata di Genova. "Qui non vengono più portati palestinesi feriti ma soltanto cadaveri: stiamo scavando una fossa comune, perché non c'è più posto nelle celle frigorifere", prosegue Vassallo, che attualmente si trova nell'ospedale centrale, uno dei tre nosocomi della città sotto assedio. Vassallo ha visto morire una ragazza palestinese, straziata dalle pallottole di un tiratore scelto, dopo che era stata appena medicata in ospedale. "L'hanno uccisa mentre usciva - precisa - i medici con le pettorine bianche che cercavano di soccorrerla sono stati accolti con una salva di proiettili, per fortuna sparati in aria".

Un'atmosfera drammatica, di sangue e di morte. Vassallo, con l'ausilio di un cellulare, aggiorna la situazione all'incirca ogni mezz'ora, al centro stampa allestito da altri volontari all'interno dell'albergo Christmas di Gerusalemme est. Fra questi altri giovani arrivati da Imperia, tra tutti Marco Beltrami del Centro La Talpa e l'Orologio. Alcuni imperiesi stanno intanto per ripartire mentre Elisa Rossi e Carola Lagorio lasceranno la zona di guerra domani. Anche a Gerusalemme si respira aria pesante.

"Qui la paura è più legata agli atti terroristici: a cinquecento metri da qui un kamikaze si è fatto esplodere uccidendo un poliziotto e ferendone altri quattro", racconta Beltrami. "C'è gente armata ovunque. Noi ci spostiamo con i nostri autobus o in taxi. Faccio parte del gruppo che ieri ha tenuto un presidio dal consolato spagnolo, visto che la Spagna ha la presidenza dell'Onu. Abbiamo stilato un documento che, secondo quando ci è stato promesso, verrà consegnato al presidente spagnolo Aznar. Un grande aiuto è stato garantito dal Consolato italiano a Gerusalemme che riconosce l'autorità palestinese. Io non lascerò la città, c'è ancora lavoro da fare". 

Anche Vassallo è tra quelli che hanno deciso di restare nonostante le autorità israeliane avessero consentito loro di andarsene "con mezzi propri". Tra loro c'è anche la genovese Mara, dell'associazione Ya Basta. "Il gas refrigerante negli ospedali è terminato - dice - ciò significa che il sangue donato presto deperirà e non si potrà più utilizzare per le trasfusioni".  Vassallo, tramite il cellulare, utilizza le schede israeliane per farlo funzionare e condivide i disagi della popolazione, rimasta senza risorse: mancano acqua, cibo, corrente elettrica. Nessun imperiese, sinora, è per fortuna rimasto ferito.

Giorgio Bracco

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