Il mondo oleario imperiese è in pieno fermento: il rischio di vedersi esclusi dalla concessione del contributo della Comunità economica europea di 300 lire per ogni chilogrammo di olio d'oliva venduto ha spinto gli olivicoltori a una sorta di "santa alleanza" tra piccoli e medi produttori di Imperia e zone limitrofe.
La situazione appare disperata. "Il provvedimento per far entrare in vigore in Italia le misure Cee deve essere firmato dal ministro per il Commercio e l'Industria, Nicolazzi. Gli abbiamo inviato un telegramma per invitarlo a non firmare subito il documento ma di farlo slittare di qualche mese, in modo da prepararci ad affrontare la nuova situazione che si determinerà sui mercati di consumo", fanno sapere le associazioni olivicole ponentine.
"Inizialmente il provvedimento Cee di integrazione del prezzo dell'olio venduto si riferiva esclusivamente a ditte con una produzione annua di almeno 3.200 quintali, che qui da noi si possono contare sul palmo di una mano. Le nostre proteste hanno fatto ridurre tale limite a 900 quintali, che è però sempre troppo: speriamo di riuscire a farlo abbassare ulteriormente, procrastinandone l'applicazione. Nel frattempo si studierà gli opportuni adattamenti della categoria dei piccoli produttori che, tutti insieme, rappresentano una grossa fetta".
In attesa della risposta da Roma i produttori presenti all'ultima riunione di categoria presso la Camera di Commercio di Imperia hanno approvato la costituzione immediata di un consorzio che raggruppi tutti gli esclusi del mondo oleario italiano, i più piccoli: si spera così di poterli ugualmente ammettere a godere sin dall'inizio del contributo che la Cee ha riservato unicamente alle aziende che producono almeno 900 quintali all'anno e lo vendono in contenitori con capacità non superiore ai 55 litri.
La Cee ha preso questa decisione dopo molte incertezze e contestazioni: il provvedimento dovrebbe servire a fare ribassare di 300 lire al kg il prezzo dell'olio di oliva a favore del consumatore, favorendo così la diffusione del liquido giallo rispetto all'olio di semi che costa meno della metà e la cui diffusione è affidata a campagne pubblicitarie sostenute da imponenti mezzi finanziari.
Tuttavia la decisione Cee di escludere dal contributo le aziende minori (la giustificazione è che esse non possono essere adeguatamente controllate) ha fatto gridare alla discriminazione, a una vera e propria volontà di sopraffazione dei grandi produttori nei confronti di quelli minori: "Senza questo contributo di 300 lire - sostengono questi ultimi - non potremo ridurre i nostri prezzi e verremo ben presto schiacciati e annientati dalla concorrenza più organizzata e potente". La riunione alla Camera di Commercio è stata molto vivace: il nuovo consorzio verrà costituito legalmente nei prossimi giorni e, subito dopo, i dirigenti eletti avvieranno le pratiche con la Cee per ottenere il contributo. "Non sarà una procedura facile - osservano i titolari delle aziende olivicole imperiesi coinvolte - ma dobbiamo assolutamente riuscire a spuntarla, al più presto. Per quasi tutte le imprese si tratta, veramente, di una questione di vita o di morte. Ugualmente per l'economia di Imperia, che dall'esistenza di queste piccole ditte ha sempre tratto lavoro e giro d'affari per miliardi di lire".
La produzione e il commercio costituiscono da secoli una parte preponderante della economia della provincia di Imperia. Nel territorio provinciale la superficie dedicata all'olivicoltura, anche se in diminuzione rispetto alla avanzata dei fiori, è ancora di circa 13.000 ettari, con 287.000 alberi e una produzione (1977) di 53.000 quintali. Le ditte che si dedicano al commercio dell'olio di oliva sono circa un centinaio. Di queste soltanto cinque o sei possono essere considerate nazionali.