Quel 5 marzo del 1989, per la città di Imperia, resterà una data storica, indelebile nella mente di chi ha vissuto un'esperienza così forte, unica e irripetibile, per certi versi. Fu una Festa della Donna decisamente fuori dagli schemi, soprattutto per tempi e generazioni poco abituate ai cambi di pensiero e ideali.
La visita alle detenute del carcere di Imperia (una decina, quasi tutte tossicodipendenti) segnò, infatti, il momento clou, più ricco di significato e di emozioni, tra gli eventi promossi dal Comune di Imperia. "A trovare le recluse, insieme a noi, verrà anche la dottoressa Clelia Maragliano, primario del servizio Materno infantile dell'Usl di Imperia - aveva annunciato Carla Nattero, consigliera delegata alla condizione femminile - affronteremo i principali problemi delle donne carcerate, dalle relazioni affettive con i figli alla salute. Verificheremo la possibilità di compiere più visite mediche specialistiche e di avviare terapie di recupero e reinserimento".
Un momento storico, quello, anche perché - soltanto qualche anno dopo - il carcere di Imperia si trasformò di fatto in una casa di reclusione per soli uomini: il reparto femminile, infatti, venne dirottato a Pontedecimo.