Attualità - 22 febbraio 2025, 07:12

Cinque anni fa iniziava il drammatico periodo del Covid: Cenderello "Ricordi drammatici, ora siamo più preparati ma serve attenzione" (Video)

La raccomandazione: "Lavarsi le mani, una buona pratica imparata con il Covid e che abbiamo perso"

Cinque anni fa iniziava il drammatico periodo del Covid: Cenderello "Ricordi drammatici, ora siamo più preparati ma serve attenzione" (Video)

Sono passati cinque anni dai primi problemi derivanti dal Covid-19 e, proprio per questo abbiamo parlato con il Primario del reparto di malattie infettive dell’Asl 1 Imperiese, Giovanni Cenderello, che ha vissuto tutto il periodo e ancora adesso conduce il reparto.

“Il 20 e 21 febbraio, sabato e domenica – ci ha detto il Dottor Cenderello - stavamo preparandoci per la pandemia con le simulazioni dell’arrivo dei pazienti colpiti da ‘Sars-Cov2’. Il 28 febbraio arrivò il primo paziente. Erano settimane di fermento, preoccupazione ma anche di un grandissimo lavoro di squadra”.

I ricordi del Primario: “Ce ne sono tanti tristi, in particolare delle persone che non ce l’hanno fatto ma anche del consolidamento dei rapporti di lavoro ed amicizia che si sono saldati in quei giorni e poi mantenuti nel tempo con infermieri, Oss e tutti i colleghi che sono venuti ad aiutarci. Al tempo avevamo 5 medici rispetto all’organico attuale di 8. La condizione lavorativa è migliorata e ce lo ha insegnato il Covid”.

Uno dei ricordi a livello nazionale è quello dell’infermiera in Lombardia che dormiva sulla scrivania. Ce ne sono simili da parte sua? “E’ capitato più volte di dormire qui. Nello sgabuzzino del mio ufficio c’è ancora la branda dove mi fermavo la sera quando si faceva tardi. Abbiamo dormito in ospedale per essere presenti sempre, nonostante la grande fatica psicofisica”.

C’erano tanti rischi? “Si ma sapevamo come affrontarli. Per fortuna siamo stati molto ligi, facendo tanti tamponi tra noi perché sapevamo che il ‘nemico’ era in casa. Abbiamo anche attuato tutti quei sistemi di protezione nei pronto soccorso, ben prima che ci venisse prospettato dal Ministero della Salute”.

Dopo il paziente uno si è passati al ‘lockdown’, cosa è cambiato da quell’8 marzo: “E’ previsto da tutti i testi di epidemiologia e matematica applicata alle malattie infettive. Quando si supera una determinata soglia non si hanno altri strumenti. Poi che sia durato troppo può anche essere ma è stata una necessità ed è stato dimostrato dal fatto che è stato istituito in tutti i paesi del mondo”.

Lockdown e distanziamento sociale, con mascherine e vaccini hanno contribuito a migliorare la situazione: “I punti cardine sono stati la disponibilità degli antivirali, gli anticorpi monoclonali e la vaccinazione, che ha permesso a tutti di montare un minimo di risposta immunitaria e di capacità di risposta all’infezione”.

I vaccini ci fanno venire in mente anche chi li contestava. Si sente di dir loro qualcosa? “La scienza ha dimostrato ampiamente i milioni di vite salvate e, quindi, mi sembra quasi inutile parlarne dopo le pubblicazioni uscite”.

Dopo il ‘lockdown’ abbiamo vissuto diverse chiusure e, tra l’altro anche durante due Festival di Sanremo. La kermesse 2025 è appena terminata ed è tornato quello di una volta: “Fortunatamente si e ci sono tante persone nella nostra città. La gente, dopo ogni pandemia o comunque un evento traumatico per l’umanità ha giustamente voglia di festeggiare e così è stato”.

Come si è evoluto il Covid e come si è evoluto nel reparto: “Siamo tornati a seguire le diverse malattie ed anche il Covid che ora si gestisce a casa mentre qui c’è solo un paziente affetto dalla malattia”.

C’è una malattia infettiva che fa paura in questo momento e, in futuro potrà nuovamente verificarsi una situazione simile a febbraio 2020? “Le due che preoccupano di più sono le infezioni ospedaliere, che in Italia contano 10mila decessi l’anno. E’ una pandemia ‘silente’, perché sono infezioni che capitano a persone ricoverate in ospedale. E’ questo il principale campo di lotta che ci aspetta nei prossimi 15 anni, visto che l’Italia è la maglia nera in Europa. La seconda infezione da tenere sott’occhio è l’influenza aviaria. Negli Usa ci sono sempre più infezioni e, quindi, dobbiamo essere pronti a non farci prendere alla sprovvista come con il Sars Cov-2”. C’è la possibilità di un nuovo Covid-19 con ‘lockdown’ e altro? “Il timore c’è, magari non oggi o domani ma, nei prossimi 10/12 ci sarà un altro evento pandemico, non sappiamo se coome quella del 2020”.

Come è strutturato il reparto delle malattie infettive? “Oggi abbiamo 8 medici oltre a me, 25 posti letto oltre ad ambulatorio e day hospital. In questo modo riusciamo a gestire bene le necessità della nostra Asl. In più abbiamo aperto un ambulatorio di prossimità a Bordighera ed andiamo a fare le consulenze in ospedale ad Imperia, due volte la settimana”.

Le raccomandazioni migliori per evitare eventuali malattie infettive? “Lavarsi le mani, una buona pratica imparata con il Covid e che abbiamo perso. Abbiamo il dati sul consumo di soluzione alcolica nei reparti ospedalieri dove siamo sotto di un terzo del consumo minimo definito dall’Oms. Ci siamo dimenticati di lavarci le mani, noi medici per primi”.

Carlo Alessi

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