Venti insegnati volontari e oltre cinquanta alunni, la Casa del Popolo ogni giorno diventa una scuola per chi ha necessità di imparare la nostra lingua. Lezioni gratuite, individuali o di gruppo, cucite su misura: “La prima caratteristica di questo corso di italiano per migranti è la flessibilità”, racconta Carmela Alampi, presidente del Circolo Arci Solidarietà Lipari e referente del progetto.
L’organizzazione, infatti, è certosina, si cerca di andare incontro alle esigenze di tutti, coordinando le disponibilità di volontari e studenti: “Per molti la lezione è una priorità, ma è difficile incastrarla tra gli impegni della vita quotidiana”. C’è chi vive o lavora nell’entroterra, ha poco tempo e deve affidare i propri spostamenti al trasporto pubblico locale: “Mi sono commossa quando quest’estate una donna è venuta a piedi da Pontedassio, sotto il sole, pur di non perdere la lezione”, ricorda Alampi.
"Il progetto è nato due anni fa, a fruirne sono uomini e donne di ogni età, sudamericani, bengalesi, turchi e nordafricani", aggiunge Mariano Mij, referente del progetto. “Prevalentemente gli studenti sono di nazionalità peruviana, molti giovani, tra i 18 e i 35 anni, arrivati in Italia da pochissimo tempo. Chi è sudamericano comprende la lingua più facilmente, ma spesso fa fatica a parlarla", sottolinea Alampi. Conoscere la lingua è una necessità, il primo tassello per l’integrazione: "È un bisogno impellente, è indispensabile per la crescita lavorativa o, prima, per trovare un lavoro”, dice Alampi. Non solo: “Consente a queste persone di conoscere i propri diritti e doveri”, aggiunge Mij.
La richiesta è sempre in crescita e per restare al passo servono volontari: “Cerchiamo insegnanti veri e propri o ‘improvvisati’, l’importante è avere un minimo di preparazione e spirito di adattamento”, aggiunge Alampi. L’esperienza è formativa e non solo per gli studenti: “C’è un grande ritorno a livello umano ed è toccante vedere la motivazione di questi adulti che si impegnano fino allo stremo. Gli incontri sono vissuti anche come un momento di accoglienza, un'occasione per conoscere italiani o connazionali e non sono mancate le attività 'extrascolastiche' come un gita al Museo dell'Olivo".
Conclude Alampi: "Aiutiamo queste persone come ci si aiuta tra fratelli e sorelle e alla fine riscopriamo l'italiano anche noi".