Riceviamo e pubblichiamo da Lucio Sardi - Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra comune di Imperia
Il confronto politico degli ultimi giorni dell’anno si è “arricchito” di qualche dejà vu e del “giallo” del murales contro il sindaco.
Un episodio strumentalmente amplificato ma che sembra fortunatamente essersi rivelato più banalmente come il comportamento incivile di un singolo cittadino per ragioni non ideologiche, che comunque condanniamo senza remore.
Le indiscrezioni di stampa in merito all’esito dell’azione investigativa degli organi di polizia, ha avuto il doppio merito di chiarire i termini della vicenda e di smontare del tutto il grottesco disegno politico fattone dal sindaco e dalla sua maggioranza.
La narrazione del sindaco e dei suoi sostenitori, che ha messo in relazione tale sgradevole episodio al clima – a loro dire di scontro - che si vive in consiglio comunale che avrebbe indotto al gesto il graffitaro (mascheratosi da pseudo militante di estrema sinistra con l’uso del simbolo della falce e martello), andrebbe riscritta sulla base di cosa è successo nell’ultimo consiglio comunale.
Dopo una complicata discussione sulla pratica del rinnovo annuale della concessione del porto turistico, in cui Scajola ha attaccato a testa bassa l’opposizione finendo pure per parlare della vicenda della casa al Colosseo, il clima sembrava volgere al bello col voto condiviso sul regolamento dei referendum.
L’occasione per sancire una pausa natalizia in cui si poteva simbolicamente riporre le armi dialettiche, era la foto di gruppo dei consiglieri e della giunta a cui siamo stati invitati proprio su iniziativa della maggioranza. Peccato che mentre i consiglieri di opposizione stavano ordinatamente mettendosi in posa sul proprio lato dell’emiciclo (anche per non creare imbarazzo a nessuno), è comparsa come una furia l’assessore Gandolfo per ordinare ai suoi un repentino e polemico dietrofront lasciando interdetti i fotografi già posizionati per scattare.
La motivazione di questa incomprensibile fuga della maggioranza dalla foto di gruppo, risiedeva probabilmente nel fatto che il sindaco era infastidito dall’immortalare in una immagine “istituzionale” le sgradite “uniformi” che alcuni di noi indossavamo per far risaltare l’insensatezza del regolamento sul dress code che ci hanno imposto anche con l’uso di sanzioni.
Nei giorni successivi, invece di “rimediare” a quella gaffe e svelenire il clima, Scajola ha rilasciato due interviste piuttosto curiose in cui ha tirato fuori due perle e ribadito due volte la sua “benevole” definizione del profilo politico dell’opposizione, che sarebbe “guidata” dal sottoscritto e basata sull’ideologia “bolscevica”.
Le prima perla (o meglio palla) regalataci dal sindaco è stata quando, per tentare di dimostrarsi paziente e magnanimo nei confronti di chi lo critica, ha dichiarato di non aver mai querelato nessun giornalista. Posso smentire personalmente Scajola in quanto ai tempi del G8 mosse querela contro il compianto giornalista imperiese Paolo Odello per un articolo pubblicato sul mensile giornalistico Diario della settimana, querela poi finita nel nulla. Considerato che Scajola in ogni occasione minaccia di querela chi osa dire che Caltagirone arrivò a Imperia grazie al suo contributo e che si lascia spesso andare all’uso di termini poco urbani quando perde la pazienza, la palla in questo caso è doppia.
Seconda “perla” è stato il passaggio in cui ha dichiarato che la guida di Rivieracqua negli anni in cui ha accumulato decine di milioni di debiti, sarebbe stata nelle mani del centrosinistra. Ricordiamo che in quel periodo il presidente e poi direttore della società, nominato dal presidente della provincia Sappa, era Gabriele Saldo (entrambi ferventi “scajolani” più che bolscevichi). Considerato anche che nel periodo delle brevi presidenze della provincia affidate a Natta e Abbo, l’accordo politico trasversale di gestione dell’ente era garantito dal vicepresidente Luigino Dellerba (altra figura legatissima a Scajola), l’affermazione del sindaco su Rivieracqua è credibile come una banconota da 40 euro.
Tornando all’episodio del graffito minaccioso rivolto a Scajola, che ribadiamo debba essere condannato senza remore, sia il sindaco che alcuni suoi sostenitori hanno cercato di darne una strumentale lettura politica, arrivando ad affermare che sostanzialmente la mano dell’autore del gesto sarebbe stata “armata” dall’atteggiamento a loro dire aggressivo e violento dell’opposizione.
La prova di questo collegamento, per il consigliere Ranise, sarebbe il numero delle richieste di accesso agli atti delle minoranze (“addirittura” 90 in un anno, quindi meno di 10 per ogni consigliere di opposizione). Il consigliere Ranise dovrebbe sapere che l’accesso agli atti è uno strumento da sempre utilizzato dalle opposizioni e che dimostra semmai l’impegno dedicato alle pratiche consiliari, più che alla polemica personale, da chi critica e stimola questa amministrazione per le sue scelte e non sulla base di pregiudizi.
Per intenderci il consigliere Ranise è lo stesso che in passato fu il bersaglio di attacchi personali diffamatori sui social compiuti utilizzando profili falsi creati da alcuni componenti di rilievo dello staff di Scajola, ai tempi in cui i due centrodestra si scannavano con pesanti attacchi personali (tanto da finire in tribunale) durante la campagna elettorale delle comunali del 2018.
Forse, visti i precedenti, la maggioranza dovrebbe ragionare sul proprio livello di aggressività e insofferenza prima di tentare, con poca credibilità, di criminalizzare le battaglie di una opposizione che sta facendo solo il proprio dovere e il cui operato si sta cercando di condizionare o impedire usando anche lo strumento di far mancare il numero legale in consiglio.
Essendo, a detta di Scajola, il regista politico delle opposizioni, vorrei sommessamente suggerirgli di dare l’esempio e abbandonare la non nobile abitudine di affibbiare, a scopo denigratorio, poco credibili etichette politiche (dove trovi l’ideologia bolscevica nel sottoscritto o nella mia forza politica è da capire) e di accettare il confronto con chi ha legittimamente una visione alternativa della politica e della città.
Essendo ora emerso che l’autore del graffito non sarebbe un militante di qualche organizzazione comunista motivato dalla chiamata alla mobilitazione sovversiva dell’opposizione, ma più banalmente un cittadino incattivito da una sanzione subita e che quindi il disegno ideologico strumentalmente costruito sulla vicenda dalla maggioranza è svanito come quella scritta sul muro, ci si augura che il sindaco e i suoi sostenitori possano rinunciare a cercare pretesti e polemiche sterili per fuggire dal confronto democratico come fatto con la foto di fine anno in consiglio.
Lucio Sardi - Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra comune di Imperia