E alla fine, se Marco Bucci ha vinto deve ringraziare soprattutto Imperia, la provincia più piccola e più lontana (geograficamente) dalla sua Genova. Perché malgrado il forte astensionismo (alle urne soltanto il 38,10% degli elettori) ha portato in dote al nuovo presidente della Regione quasi 16 mila voti di differenza dal rivale Andrea Orlando, determinanti in una competizione segnata dall'appassionante testa a testa vissuto almeno fino a metà dello spoglio nelle 1.785 sezioni distribuite da Ventimiglia a La Spezia. D'altronde, a caldo, è stato lo stesso candidato del centrosinistra ad ammettere l'apporto fondamentale garantito al competitor dal centrodestra imperiese (oltre che, nel complesso, dal "residuo dell'armata Totiana..."), trainato sì da FdI, primo partito della coalizione (19,76%) anche nel resto della Liguria, ma anche dalla rinata Forza Italia (17,58%: il doppio rispetto a Savona, triplo nel confronto con Genova) grazie al ritorno degli Scajola (Marco campione di preferenze, lo zio Claudio regista esterno) e dal contributo della Lega (14,59%) con i suoi candidati forti, a cominciare da Alessandro Piana, il presidente facente funzione uscente.
Una provincia, quella di Imperia, in cui l'anima moderata è profondamente radicata, eredità della prima Repubblica, poi conglobata nelle forme del centrodestra, fino a sconfinare in parte nell'eterogeneità del civismo quando si tratta di votare nei Comuni, come insegnano la direzione imboccata dallo stesso Scajola senior nella sua città e la parabola di Sanremo, dove peraltro la fuga degli elettori ha toccato un punto mai così basso.
Il dato imperiese assume ancora più valore se si considera che Bucci è stato battuto a Genova, di cui è sindaco dal 2017, in quella che avrebbe dovuto essere una sua roccaforte, mentre nel feudo di Orlando, La Spezia, l'esito era di fatto già scritto. E nel Savonese una delle due liste civiche (Vince Liguria) ha fatto meglio dei partiti della coalizione, abbondantemente sotto il trend registrato a Imperia. Il primo effetto è che, rispetto al 2020, la provincia di confine conquista a sorpresa un seggio in più (da 4 a 5), portando in Regione anche un outsider, quel Walter Sorriento assessore a Bordighera e di professione agente della polizia locale a Ventimiglia, al quale grazie ai complessi calcoli legati ai cosiddetti resti sono bastate 441 preferenze (bottino più da elezioni comunali che regionali) raccolte nella lista Orgoglio Liguria. Non è una sorpresa, invece, la "promozione" del sanremese Luca Lombardi, dopo una lunga militanza da consigliere comunale a Sanremo, capogruppo di FdI, vicinissimo al senatore Gianni Berrino, che ha raccolto 3.093 consensi doppiando un rivale interno come Paolo Strescino, ex sindaco di Imperia, e staccando nettamente l'uscente vallecrosina Veronica Russo. Sarà l'unica "antenna" di Sanremo a Genova, benché a Palazzo Bellevue sia all'opposizione.
Il quintetto si completa con tre conferme: il recordman assoluto di preferenze Marco Scajola (6.308), che in molti accreditano già come possibile vicepresidente, lo stesso Piana (3.505) e il dem Enrico Ioculano (4.508), in predicato di diventare assessore se avesse vinto Orlando. Con il "gioco dei ripescaggi" in conseguenza degli incarichi, si profila il ritorno della taggese Chiara Cerri, prima dei non eletti tra i forzisti (2.732), dato per scontato un ruolo in giunta per Scajola (che, quindi, si dimetterebbe da consigliere). E poi bisogna vedere quanto (e come) si tradurrà nelle nomine la riconoscenza di Bucci verso l'Imperiese. Nella Lega il secondo è Armando Biasi (2.433), sindaco di Vallecrosia e vicepresidente della Provincia; in Fratelli d'Italia è la Russo (1.693).
Il Pd non non ha "tradito" Orlando, tutt'altro. E' il primo partito in provincia (24,01%) e la lista ha calamitato oltre 11mila preferenze, con un testa a testa fra Ioculano e il giovane consigliere imperiese Edoardo Verda (4.125), inserito in extremis dopo il passo indietro del vicesindaco sanremese Fulvio Fellegara, e la presenza non banale delle quote rosa Loredana Modaffari (1.617), anche lei in Consiglio nel capoluogo, e Manuela Giraudo (959), vicesindaco di Pompeiana. Il problema, per l'ex ministro dem, è che dal resto dei partiti della coalizione è arrivato ben poco: appena il 3,35% dai 5Stelle, 3,1% da Avs-Sansa,1.05% dal Patto Civico e Riformista. Il ritorno degli ex assessori sanremesi Leandro Faraldi e Daniela Cassini, in una delle due liste civiche (3,33%), ha partorito un risultato quasi identico: 546 consensi per il primo, 543 per la seconda.
Con la vittoria di Bucci si spezza l'alternanza che aveva caratterizzato le elezioni regionali negli ultimi trent'anni: dopo la fine dei '90 del secolo scorso con guida di centrosinistra (presidente Mori) nel 2000 era arrivato il centrodestra berlusconiano con Biasotti, quindi il doppio mandato di Burlando (2005-2010) seguito dal doppio di Toti (2015-2024), interrotto dal suo arresto. E ora un terzo capitolo consecutivo per lo stesso fronte politico.
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