Quando Pietro d’Alì, nel 2000, stava partendo per le Olimpiadi di Sidney nella classe Star qualcuno aveva scritto “Un marinaio è andato alle Olimpiadi”. In questi giorni quel “marinaio” (molto di più di un velista) è al timone di Aria. Forse è uno sconosciuto per molti “terrestri” devoti soltanto alle partite domenicali ma è uno dei velisti italiani più “completi” in assoluto.
La carriera di Pietro d’Alì, infatti, può vantare partecipazioni al giro del mondo, a Olimpiadi, Louis Vuitton Cup, e alla finale di Coppa America. Oltre ai più importanti eventi dell’altura internazionale e campionati mondiali, europei e nazionali delle classi più disparate, da 420, 470, Star, J22, J24, Asso 99 e Laser SB3.
La storia di Pietro velista a inizia prestissimo, a tre anni era sul gozzo di famiglia, a 13 è nell’equipaggio di Guia IV, la barca di Giorgio Falck. Anni dopo regata su 420 e 470, diventando campione italiano in entrambi le classi mentre nel 1993/94 partecipa al giro del mondo Whitbread su Brooksfield dove era imbarcato anche Mauro Pellaschier.
Partecipa a due edizioni della Coppa America con il team Prada e nel 2000 è randista di Luna Rossa nella finale contro New Zealand. In anni precedenti si è dedicato alla classe Star e, conclusa la stagione con Luna Rossa, riesce ad essere scelto per le Olimpiadi di Sidney del 2000 per la Star dove si qualifica al 10° posto.
“Sono arrivato su Luna Rossa – racconta – perché ero stato chiamato da De Angelis, il timoniere di allora, ma, in quegli anni, ero stato invitato da Tommaso Chieffi per fare parte del team di Victory, sempre in Coppa America però avevo preferito continuare la mia carriera velica sul 470 per cui, già nel 1987, ero salito sul secondo gradino del podio nel mondiale a Kiel”.
Pietro, nato a Milano, ma ormai naturalizzato a Genova, quando sente la chiamata di Serena Galvani non riesce a resistere. “Aria è nata a Voltri – precisa – ed io ormai sono genovese e ho sentito il richiamo delle mie radici: sono salito su questo 8 metri SI e ne sono felice”. Un richiamo che “gioca” a favore delle sue predilezioni veliche. “Questa è un tipo di barca – ammette – che colma la mancanza di una classe a chiglia dotata di parametri importanti”.