Riceviamo e pubblichiamo
“Caro Presidente della Repubblica …” iniziano così le migliaia di lettere che il Capo dello Stato riceve quotidianamente da bambini e famiglie in difficoltà che si rivolgono a lui per raccontare i loro problemi, per domandare aiuto, per condividere angosce e dolori. Che cosa chiedono soprattutto i bambini, i giovani? Oltre alla pace, regolarmente un Paese che sia più accogliente per tutti, più libero, più sicuro, maggiormente rispettoso dell’ambiente, garante della salute di ognuno, dei diritti fondamentali, dell’ uguaglianza. Ma la richiesta più forte è quella di essere ascoltati! A scrivere sono le fasce deboli, che ripongono nella figura del Capo dello Stato fiducia; consapevoli dei loro bisogni, ma frustrati anche nel tentativo di esprimerli. Il dato conferma come in Italia la forbice tra chi vive bene e chi sopravvive si sia ampliata, rendendo il Paese marcato da una profonda disuguaglianza, e purtroppo la nostra amata Imperia, precipitata nelle classifiche del “buon vivere”, ne è un triste esempio. Perché è vero che “stuccu e pitua fan bella figura”, ma è innegabile che Imperia viva di apparenza, di proclami, di promesse mancate, di diritti negati. È una nave marcia di ruggine, pitturata a dovere, per richiamare l’etimologia del proverbio, affonda comunque. Spenti i riflettori sulle vie cittadine percorse dal Presidente, chiuso il cartellone delle vele d’epoca, lustro per pochi, rimarranno i problemi degli imperiesi senza lavoro, che faticano a trovare casa, che vedono i loro figli emigrare in altre Città, che non sanno dove e se potranno curarsi, che rimangono ore ad attendere mezzi pubblici che non arriveranno, che sono vessati da aumenti tariffari a cui non riescono a far fronte, che ricordano con nostalgia una spiaggia libera oggi agli occhi di tutti impraticabile per logiche economiche incomprensibili. E allora cosa vorrebbero chiedere gli Imperiesi, felici sicuramente di ospitare il Presidente di Tutti? Certamente di essere ascoltati da chi ne avrebbe l’obbligo istituzionale e morale; che la voce di chi chiede solo di poter arrivare a casa senza rischiare la vita a causa di asfalti atavicamente ammalorati sia udita; che si spendano migliaia di euro per rifare per l’ennesima volta il manto stradale in prossimità del Comune e delle vie dei vips, ma rimanga qualcosa anche per le vie “secondarie” che il Capo dello Stato non raggiungerà; che gli autobus si fermino in occasione dell’evento, ma ripartano regolarmente e arrivino il giorno dopo; che gli operatori ecologici facciano il triplo turno in occasione dell’evento, ma che cestini e cassonetti siano decorosi sempre; che le banchine, dopo i fuochi di artificio, possano essere vive di eventi veri e per tutti, ma soprattutto di lavoro! Questo chiederebbero gli Imperiesi al Presidente; di essere ascoltati, anche nel dissenso; che si smetta in questa Città di far finta che tutta una fascia di persone non esista, se non vogliamo rischiare l’implosione di Imperia. Perché i riflettori si spengono, e di tutto quel bellissimo caleidoscopio rimangono solo le foto sui giornali, resta la realtà e, per dirla con Pasolini, “La luce del futuro non cessa un solo istante di ferirci”.
Ivan Bracco Consigliere comunale Pd