La parola d’ordine nel mondo del centrosinistra ligure che si prepara per le elezioni regionali è, senza dubbio, “tavolo”. C’è stato quella del Partito Democratico regionale nella sede di via XX Settembre, mentre il 9 agosto è attesa la direzione genovese del partito convocata dal segretario cittadino Simone D’Angelo. Poi l’appuntamento più atteso: il vertice a Roma per fare il punto con i rappresentanti nazionali e preparare la strada in vista delle elezioni di fine ottobre (o inizio novembre) anche in un’ottica più ampia con le competizioni in Emilia-Romagna e in Umbria.
Tutti “tavoli”, appunto, tipici del mondo progressista nell’intenzione di fare una sintesi spesso difficile da trovare e di mettere insieme le sue tante anime. Abbandonata l’idea delle primarie, sembra che nel mondo ‘dem’ si sia fatta largo l’ipotesi di estendere la discussione anche a chi non è iscritto al partito, ma è a lui vicino, specie nei territori meno baricentrici.
Chi, invece, ha portato a galla l’idea di un passaggio in stile primarie sono le associazioni. Arci e ‘Genova che Osa’, pronte a sostenere il ‘campo largo’, hanno chiesto le ‘primarie popolari’ per indicare i temi più cari all’elettorato ligure di quell’area.
Un confronto largo che, però, a stretto giro dovrà produrre qualcosa di concreto, a partire dal nome del candidato alla presidenza. Quello dell’ex ministro Andrea Orlando è lì sul tavolo da diverse settimane, ma nessuno ancora lo ha incornato. E chi segue la politica sa quanto alto sia il rischio di bruciare una candidatura tenendola in sospeso per diverso tempo senza mai ufficializzarla. Lui si è detto disponibile, pare non ci siano all’orizzonte altre opzioni, quindi perché la pratica non si chiude? Stando alle voci pare che l’intenzione sia quella di investire ufficialmente Orlando a cavallo di Ferragosto.
Senza dimenticare i tavoli della Festa dell’Unità, con il primo appuntamento di venerdì scorso a Ronco Scrivia alla presenza dello stesso Andrea Orlando.
Un ulteriore tavolo di lavoro è quello del ‘campo largo’ o ‘larghissimo’ con Italia Viva e Azione ma anche +Europa e Psi. Un buon bottino elettorale ma, come dicono i risultati delle ultime europee, spacchettati non vanno da nessuna parte, mentre uniti rappresentano un patrimonio di voti potenzialmente fondamentale nella contrapposizione al centrodestra uscente.
Per loro il nodo è quello dei simboli e della geografia generale della gamba centrista del centrosinistra. I rappresentanti dei partiti dovranno decidere se presentarsi con le loro bandiere o se confluire in una sola lista come, ad esempio, hanno fatto Italia Viva e +Europa e Psi con ‘Stati Uniti d’Europa’. Difficile, al netto delle divergenze più o meno palesi, che Azione faccia parte dell’eventuale progetto condiviso. In questo caso è possibile che i calendiani, qualora non riuscissero o non volessero produrre una propria squadra, scelgano di correre senza simbolo e all’interno della lista civica del candidato presidente.