Attualità - 23 luglio 2024, 18:00

Il grido d’allarme della compagnia “Maresca”: “Vogliamo far vivere il nostro porto”

Quattro soci e un dipendente, lo scalo onegliese ha un nuovo console Giovanni Zecchini

Il grido d’allarme della compagnia “Maresca”: “Vogliamo far vivere il nostro porto”

Grano e olio in passato, ora super yacht.  Traffici merci voluminosi rimasti solo in vecchie cartoline ad appannaggio di yacht per nababbi ormeggiati all’ombra delle grandi gru appena verniciate di blu.

Storia gloriosa di un porto che di navi ne vede davvero poche. Da poche settimane la compagnia portuale Ludovico Maresca è “governata” da Giovanni Zecchini. E’ la più piccola d’Italia, con soli quattro soci. A fianco della compagnia lavora l’impresa di sbarco e imbarco la “Maresca srl”, che ha un solo dipendente, Lello Guglielmi. E’ lui a chiamare i portuali ogni volta che arriva una nave nello scalo onegliese un tempo fiorente.

Ma proprio Zecchini, questo porto, vorrebbe farlo rivivere, rilanciarlo. Insomma farlo rimanere un porto vero. Si perché lo scalo sta perdendo via via i propri spazi. Accosti, gru, silos, dogane sono aree diventate posteggi pubblici, aree cintate per iniziative che nulla hanno a che vedere con il lavoro dei camalli. Ma è tutto segnato nei capitoli di una storia iniziata qualche anno fa quando il porto di Imperia in è stato declassato.

E’ successo nel 1999 quando è passato a “comunale” proprio per la progressiva perdita dei traffici. Ma c’è chi come Zecchini è disposto a rimboccarsi le maniche. Lui e i soci vogliono difendere innanzitutto un traffico portuale internazionale come quello del cemento, che arriva a calata Cuneo. Perché un altro capitolo di questa storia riguarda proprio gli yacht.

La Maresca si occupava anche dei charter di questi natanti che sono poi passati alla Go Imperia, partecipata da Comune. Un lavoro che ci assicurava una decina di giornate al mese, ma è finito a maggio del 2019. E poi dal 2021 è iniziata la storia degli spazi tolti al porto. Sono stati riconvertiti a parcheggi.

Ma è rimasto il cemento che è comunque un traffico importante, perché è internazionale. Arriva dal cementificio di Nizza della Vicat. Qui scarica la Capocinto, nave di proprietà della Cementi Centro Sud, che ha sede a Genova, che dopo Oneglia tocca Bastia, in Corsica, e Taranto.

L’ultimo capitolo è stato scritto a ottobre dello scorso anno quando la Maresca ha  ricevuto un avviso di sfratto. Ed ecco allora che la Maresca ha deciso di rivolgersi agli organismi competenti, al ministero dei Trasporti, alla Regione Liguria per chiedere che questo porto diventi regionale e che la sua giurisdizione passi sotto l’autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale.

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