Il suo incontro con il presidente (sospeso) Giovanni Toti nella casa di Ameglia in cui dal 7 maggio si trova ai domiciliari è arrivato quasi a sorpresa nella narrazione politica di una Liguria che dal 7 maggio fa i conti con la maxi inchiesta sulla corruzione destinata a lasciare il segno. Che l’assessore alla Protezione Civile (delega principale, cui se ne aggiungono diverse altre) Giacomo Giampedrone sia un fedelissimo totiano non è d’altronde un segreto per chi segue la politica regionale, ma la scelta di mandarlo in avanscoperta per incontrare il presidente agli arresti domiciliari lo ha nei fatti messo in luce come ipotetico “delfino”, alimentando così le voci di corridoio su una sua possibile investitura come successore in vista delle regionali. Anticipate o meno.
Voci di fantapolitica, ovviamente, in un momento a dir poco ‘fluido’, ma il faccia a faccia in terra spezzina non può essere ignorato sul piano del valore politico. E anche la recente nomina a commissario contro il dissesto idrogeologico, proprio al posto di Toti, sposta lo sguardo in quella direzione.
Nei giorni in cui la procura deve decidere se accogliere o meno l’istanza di revoca dei domiciliari presentata dall’avvocato del governatore, e in cui la regione (come territorio e come ente) sembra restare salda nelle mani della giunta, nonostante il tentativo delle opposizioni di toglierle il timone con una mozione di sfiducia, respinta, abbiamo chiesto direttamente a Giampedrone come sta vivendo, e con lui la maggioranza, queste settimane facendo il punto della situazione, anche per iniziare a guardare all’imminente futuro.
Partiamo dal consiglio regionale in cui si è discussa la mozione di sfiducia. Come ha vissuto il dibattito in aula e le parole arrivate dalle opposizioni a corredo della mozione di sfiducia?
“Male, perché penso che abbiano perso un’occasione, soprattutto il Pd, che ha una cultura di governo diversa, a mio parere, da quella di Sansa o dell’estrema sinistra e che ha avuto vicissitudini di governatori simili a quelle di Toti, trattate con spirito di garantismo. L’ho vissuto anche con una certa soddisfazione nell’aver visto una compattezza nella maggioranza, importante e non scontata, mentre un pezzo di minoranza doveva essere quella che veniva in aula con tutta la forza del caso per dare la spallata. Mi sembra che non siano riusciti nemmeno a tentarla. Sono partiti perdendo un pezzo che non ha firmato e poi senza che si sia presentato in aula per la votazione (il consigliere di Azione Sergio Rossetti, ndr). La compattezza della maggioranza è emersa già anche nel consiglio precedente, che ha finanziato i 57 milioni della diga foranea di Genova. La maggioranza ha dato prova di compattezza come mai prima d’ora: poteva anche sfaldarsi, invece è granitica”.
Il presidente ad interim Alessandro Piana ha detto che l’amministrazione può andare avanti così anche fino alla fine del mandato. È della stessa idea?
“Sono d’accordo sul fatto che stiamo lavorando bene per andare avanti e impostando il lavoro della giunta, siamo a un anno da una tornata elettorale. Arriveremo a settembre 2025 ad aver finito dieci anni e più, con la proroga del Covid. In attesa che torni il presidente portiamo avanti il lavoro, siamo un treno in corsa. Magari non andrà ad alta velocità come con il presidente che è un fuoriclasse nel panorama politico italiano, ma va con assessori che hanno una bella struttura, un buon modo di lavorare insieme e una maggioranza che li supporta. Ha ragione Piana quando dice che ci sono tutti gli ingredienti per andare avanti: come, quando e se lo vedremo quando tornerà Toti”.
Sempre Piana ha detto che lei è stato scelto per incontrare Toti per via della sua vicinanza geografica alla casa del presidente. È davvero così o ci sono motivazioni politiche che hanno portato a lei?
“È anche così, e penso anche che ci sia stato un vaglio della procura. Ci sono dinamiche tecniche, di fiducia e di appartenenza al movimento del presidente come primo sindaco arancione (di Ameglia, Comune in cui Toti sta trascorrendo i domiciliari, ndr), e poi anche per la vicinanza. Per me casa Toti è casa. Con Toti non ho solo affinità politica, ma anche un’amicizia che mi lega da quasi 20 anni”.
È stato il primo atto di un passaggio del testimone tra lei e Toti?
“Non scherziamo. È una cosa che ho fatto una volta negli ultimi 35 giorni, e che facevo sempre prima confrontandomi con il presidente quotidianamente. Io lavoravo con la mia struttura per il presidente, che era commissario. Per me è stata la conferma di un’attività che facevo tutti i giorni, anche quando Toti era assente ci sentivamo ogni giorno”.
Anche la nomina a commissario ad acta per le opere contro il dissesto idrogeologico in Liguria fa pensare a uno scenario simile…
“Lo porto avanti perché il nostro lavoro e la lotta al dissesto è stato un must della nostra attività. Per nove anni ho lavorato interamente per la difesa del suolo, e il presidente aveva quel ruolo. Piana mi ha chiesto di farmene carico. Lo trovo naturale. Il commissario lo fa chi aveva in capo le opere che sono contento di poter portare avanti”.
Passando al destino dell’amministrazione regionale, pensa che qualcosa possa cambiare dopo le europee? Teme che i vertici nazionali dei partiti possano staccare la spina all’amministrazione Toti o crede nella continuità?
“Il confronto tra le forze politiche sarebbe avvenuto ugualmente, la prossima tornata sono le regionali. Mi fa piacere che ci sia una forza tenuta del centrodestra che cambia la leadership. L’anima civica, che è una gamba solida del centrodestra, e penso che il centrodestra non voglia lasciarla andare. Sarà imprescindibile, c’è un’esperienza di governo di tanti amministratori che hanno dimostrato di poter stare in campo anche in assenza del presidente. È un’anima che il centrosinistra non ha ed è un grande vantaggio per i partiti del centrodestra, nella consapevolezza che siamo cresciuti dal 2015 ad oggi. Dal 2015 in poi, con la gamba civica, oggi il centrodestra governa più dell’80% dei comuni di questa regione”.