Il ciclone corruzione che si è abbattuto sulla Liguria, culminando con l’arresto del presidente Giovanni Toti, sta avendo (e avrà) ripercussioni sulle dinamiche politiche regionali e nazionali. Non ne usciranno indenni anche le amministrative che, tra meno di un mese, daranno un nuovo sindaco a tre cittadine liguri importanti sul piano non solo turistico, ma anche degli equilibri politici locali: Sanremo, Rapallo e Albenga.
Saranno le prime elezioni dal 2015 a oggi senza la longa manus del presidente a sparigliare le carte, fare o disfare alleanze, scegliere quel nome e bocciare quell’altro. Cosa che in alcuni dei principali Comuni chiamati al voto ha creato non pochi imbarazzi.
Quella con la situazione più complessa è, nemmeno a dirlo, Sanremo. Nella Città dei Fiori l’ombra di Toti è stata sempre presente, dagli eventi mondani (il Festival su tutti, con tanto di passaggio firmato Fiorello durante l’ultima puntata di ‘Via Rai2!’) alle dinamiche politiche. Ironia della sorte, anche il suo arresto è andato in scena proprio all’ombra del Casinò, in senso figurato e non solo. Il presidente ha sempre tenuto un occhio sul ‘suo’ centrodestra locale pur spendendo in più di un’occasione parole di apprezzamento per il sindaco Alberto Biancheri (civico e appoggiato sino a un anno fa dal Partito Democratico). Tanto che qualche mese fa, quando ancora tutto ciò che sta accadendo non era minimamente pensabile, la scelta degli ‘arancioni’ sul candidato da appoggiare per la corsa sanremese ha tenuto con il fiato sospeso l’ambiente politico Ponentino, arrivando a scuotere anche i palazzi genovesi. Si sono scritti fiumi di inchiostro e poi tutto si è chiuso con un nulla di fatto: Toti (indispettito perché la scelta del candidato sindaco del centrodestra non è passata da lui, ma dal senatore di FdI Gianni Berrino) ha scelto di non schierarsi dando libera scelta ai suoi. I principali ambasciatori di ‘Cambiamo’ a Sanremo (guidati da Pino Di Meco, fondatore dell’associazione ‘Forum’ poi diventata lista civica) hanno scelto di schierarsi con il candidato civico Alessandro Mager, ma non è un segreto che anche il candidato sindaco del centrodestra, Gianni Rolando, sia stato sin dal principio uno dei punti di riferimento degli arancioni nella Città dei Fiori. E così nelle ultime ore in quel di Sanremo sta andando in scena il rimpallo del “prendere le distanze” dal presidente a cui tutti, fino alla scorsa settimana, volevano stringere la mano con tanto di foto ricordo chiesta a gran voce. Inevitabile, quindi, che il terremoto ligure stia avendo pesanti ripercussioni sulla corsa elettorale che darà un nuovo sindaco alla città dopo 10 anni di amministrazione Biancheri ‘benedetta’ più volte anche dallo stesso Toti. Un presidente che a Sanremo si è visto più volte nella doppia veste di regista del centrodestra e promotore dell’amministrazione che ha spedito per 10 anni il centrodestra all’opposizione.
Rapallo, con i suoi 30 mila abitanti, è il secondo centro più popoloso chiamato a elezioni l’8 e il 9 giugno ma, soprattutto, è la città dei Bagnasco, padre (Roberto) e figlio (Carlo) simbolo della Forza Italia ligure e, anche per questo, fortemente legati al presidente Giovanni Toti sull’asse Genova-Roma. Sino a qualche giorno fa era normale amministrazione per loro sedersi allo stesso tavolo, lo hanno fatto anche in occasione delle riunioni per dirimere la questione elettorale sanremese. Un filo diretto che, però, si è interrotto con l’arresto del presidente, un istante che ha congelato anche i rapporti interni al centrodestra al netto delle dichiarazioni all’insegna del garantismo che negli ultimi giorni riempiono le pagine dei giornali.
Anche a Rapallo, nonostante la vicinanza tra il sindaco uscente Carlo Bagnasco e il presidente Giovanni Toti, non è stato facile arrivare alla scelta del candidato sindaco del centrodestra. Il nome di Elisabetta Ricci (appoggiato anche da Toti) sembrava non andare giù ai forzisti, tanto che le cronache politiche locali hanno più volte riportato degli screzi tra i due, culminati però con la stretta di mano proposta dalla stessa Ricci sotto forma di un posto da capolista per Bagnasco nella squadra di Forza Italia che la sosterrà nella corsa elettorale. A metà aprile era stato lo stesso Toti a intervenire per provare a fare quadrato attorno a Elisabetta Ricci con un tombale: “È sostenuta da tutti”. Inevitabile, quindi, che l’assenza forzata del presidente abbia ora un peso specifico notevole in quel di Rapallo e, nello specifico, nella coalizione che la squadra totiana aveva scelto di appoggiare, a differenza di quanto visto a Sanremo.
C’è poi Albenga (24 mila abitanti) in una provincia di Savona dove per svariati motivi (si pensi solo al rigassificatore o ai diversi nodi della sanità locale) il nome di Toti non è certo accolto con il sorriso. Il sindaco uscente Riccardo Tomatis (area PD) si ricandida in cerca della conferma e, per ragioni sia politiche sia dettate da dinamiche territoriali, non ha mai avuto parole di apprezzamento per l’operato della Regione. Qui, almeno, c’è un filo di coerenza.
Non particolarmente vicino a Toti anche il candidato di centrodestra, Nicola Podio. Distanza apparente dettata, appunto, dalle politiche regionali che hanno fatto storcere il naso in diversi angoli della provincia di Savona.
Il divorzio tra il territorio savonese e l’area totiana, va detto, era andato in scena a inizio 2024 quando Angelo Vaccarezza, capogruppo della Lista Toti in regione, si era smarcato dal simbolo con cui era stato eletto per poi fare ritorno in Forza Italia. Una mossa a cui in molti stanno ripensando proprio in questi giorni.
Da Ponente a Levante, da Sanremo a Rapallo passando per Albenga, l’affaire Toti è quindi destinato a lasciare un segno indelebile nelle dinamiche elettorali, sulla strada che porterà al voto (non dimentichiamo anche le europee) e, molto probabilmente, anche sulle amministrazioni che guideranno i Comuni liguri nei prossimi cinque anni. È la prima campagna elettorale locale senza una regia genovese in carica fino all’ultimo giorno utile prima della chiamata alle urne. Anzi, sembra che ora il mondo politico regionale stia guardando altrove, lasciando le cittadine alle loro resse interne senza un grande arbitro capace di far risuonare un triplice fischio.