Il tragicomico ‘teatrino’ sulla scelta di collocare il Cpr nella ex Camandone di Diano Castello spinge ad alcune considerazioni a cui non si sono sottratti anche alcuni diretti protagonisti della vicenda, a prescindere dalla scelta finale che dipende da valutazioni tecniche sulle quali non entriamo nel merito.
Fallimento della classe dirigente politica locale, perché? Cosa hanno fatto i rappresentanti della società civile e i politici del Golfo in 25 anni dalla chiusura della caserma?
Un gioiello che poteva e doveva essere valorizzato come polo ammnistrativo o parco pubblico per attività turistiche o ludico sportive considerando la posizione baricentrica in grado di essere un polo d’attrazione per tutto il Golfo.
Invece, ancora una volta, dobbiamo registrare la totale ‘impasse’ della politica che ha fatto solo, è il caso di dirlo, ‘sciaratto’, come, non a caso, la maschera del Carnevale dianese.
Sul problema migranti ricordiamo solo un comizio estemporaneo in piazza del Comune, appunto, a Diano Marina, quando incombeva la ‘minaccia’ dell’ospitalità di una quindicina di migranti a San Bartolomeo al Mare. Ora c’e il rischio che ne arrivino a centinaia con tanto, a corredo, delle necessarie Forze di polizia. La perla del turismo ligure attraversata quotidianamente da poco rassicuranti autoblindo.
Sarebbe fin troppo facile, ora, addossare tutte le colpe alle amministrazioni del comune nel cui territorio sorge la ex Camandone, Diano Castello.
In realtà è mancata completamente una strategia da parte di chi ha amministrato, appunto, la perla del Golfo che avrebbe dovuto fare da traino alle ‘7 sorelle’. Magari invece di favoleggiare di ecomostri sul Molo delle Tartarughe o di stendere un nastro di asfalto davanti all’ex stazione di Diano per farci un parcheggio.