È delle scorse settimane la notizia dei 44 miliardi di euro di fondi utili per lo sviluppo infrastrutturale di tutto il Paese grazie al quale potrà essere accellerata la progettazione e l’esecuzione di opere, tra le quali, il traforo Armo-Cantarana che viene inserito tra le priorità da finanziare e progettare.
Tra le pieghe dell’accordo tra di programma tra Mit e Anas 2021-2025, spunta, però, una ipotesi diversa: la trasformazione della Armo-Cantarana in un tratto di strada ferrata che andrebbe così ad unirsi alla linea Ceva-Ormea che dal 2028 potrà contare del nuovo servizio di linea come annunciato dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.
Considerato a fortemente rischio il traforo Armo-Cantarana di diventare una alternativa di montagna all’autostrada non in grado di risolvere i problemi viabilistici ma, addirittura di inasprirli, si riaffaccia, quindi, l’ipotesi progettuale (rivisitata) di fine Ottocento, seguito da uno di epoca fascista del 1935, secondo la quale “La sola linea ferroviaria che può rispondere a tutti i requisiti del commercio e della strategia militare sarebbe quella che da Pieve di Teco scende per Albenga e Imperia formando una prosecuzione della Ceva-Ormea e soltanto a 24 km da Ventimiglia e a 15 da Porto Maurizio”.
Si tratta di uno studio di una rivista di ingegneria riportato all’attualità che potrebbe modificare una volta per tutte la viabilità interna e collegare, finalmente, in maniera diretta il Ponente con il capoluogo sabaudo con vantaggi sia dal punto di vista commerciale che turistico e con ricadute positive, appunto, sulla viabilità.
Le merci, infatti potrebbero circolare sul tracciato ferroviario e la Ceva-Ormea, non a caso ripristinata sarebbe ulteriormente valorizzata.