Il 15 marzo la presidenza del Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio su una proposta di Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. La situazione è la seguente: nella Comunità Europea i rifiuti da imballaggio non fanno che aumentare; serve perciò trovare una soluzione equa e praticabile per arginare il problema. Come fare per evitare di caricare di ulteriori oneri un settore già oberato come quello dell’agricoltura e mantenere l’equilibrio tra target ambientali e competitività delle imprese? L’applicazione del principio di reciprocità nella direttiva imballaggi è una prima risposta e un passo avanti fondamentale per ottenere linee guida realmente comunitarie e sottoporre alle stesse regole tutti gli imballaggi che entrano nell’Unione Europea.
“L’accordo raggiunto all’unanimità tra gli Stati membri” – spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale – “rappresenta un importante passo in avanti sulla proposta iniziale della Commissione, che avrebbe invece avuto un effetto devastante sulle imprese agroalimentari italiane”.
Tra le nuove restrizioni ci sono alcuni formati di imballaggio, tra cui la plastica monouso per frutta e verdura non trasformate che dal 2030 dovrà sparire. Ma anche le piccole confezioni monouso per condimenti, salse, mini prodotti cosmetici e da toilette (flaconi). L’intesa raggiunta, seppur ancora provvisoria, permette di applicare il principio di reciprocità ai prodotti che provengono da fuori UE. In poche parole: i prodotti che entrano devono rispettare le stesse regole di quelli che circolano e di quelli che escono.
Pur non contenendo tutti gli aspetti positivi rispetto alla posizione del Parlamento Europeo, grazie anche al lavoro di Coldiretti e Filiera Italia sono stati evitati incomprensibili e impraticabili decisioni, che non tengono conto dell’impatto economico sulle imprese: tra le misure più penalizzanti per le aziende dell’agroalimentare italiano c’è senza dubbio l’obbligo di riuso delle bottiglie di vino, spiriti e latte, oltre ai divieti relativi al comparto dei vasi per le piante dei nostri florovivaisti.
Nello specifico, per i florovivaisti l’Unione Europea aveva chiesto che tutti i vasi, a prescindere, fossero considerati imballaggi, con il rischio di un grave danno alle imprese florovivaistiche italiane a scapito di una concorrenza sleale. Grazie all’azione combinata di Coldiretti e Assofloro, invece, il risultato è stato che i vasi che vengono utilizzati dalle aziende florovivaistiche per la coltivazione di piante e fiori non saranno considerati imballaggi ma beni strumentali alla coltivazione. “Il sistema florovivaistico, unito, ha bloccato gli interessi di una lobby privata per un contributo non dovuto e che avrebbe causato gravi danni a tutto il settore italiano,” proseguono. “Che sia da esempio e da apripista agli altri settori per un dialogo volto sempre agli interessi sì ambientali, ma senza mai dimenticare quelli delle imprese e dei lavoratori.”
In futuro bisognerà re-intervenire per risolvere alcune criticità che persistono per il settore dell’ortofrutta, per tutelare di più le piccole e medie imprese e per gestire al meglio la concessione di deroghe, che rischia di frammentare il mercato europeo rendendolo più complesso per chi esporta.
“Nel frattempo”, concludono Boeri e Rivarossa, “continuiamo a lavorare per un’Europa uguale per tutti, a partire dall’utilizzo di bioplastiche totalmente biodegradabili e compostabili, vero e proprio strumento di transizione ecologica e di orgoglio italiano”.