Il 16 dicembre 1826 il governatore generale della divisione di Nizza scriveva alle autorità di Oneglia che il re Carlo Felice con la consorte si sarebbe recato da Genova alla volta di Nizza, sul percorso di terra, fermandosi ad Oneglia per una visita alla città di antica tradizione sabauda, supplendo con il trasporto in portantina alle difficoltà rappresentate dallo stato precario della carrozzabile che univa Genova con Nizza e con il resto della Liguria: uno stato rimasto pressoché in condizioni degradate dal tempo della fine della dominazione romana, anche in conseguenza delle invasioni barbariche.
E ciò nonostante i tentativi di miglioramento dell'epoca napoleonica. Non fu un caso che anche il tardo autore latino Rutilio Namaziano, come ricordato in precedenti occasioni, aveva fatto rotta via mare, lungo la costa ligure, in direzione delle sue proprietà nella Gallia meridionale dopo aver abbandonato Roma.
Al pari di Namaziano l'ambasciatore veneto a Torino, nella prima metà del XVIII secolo, deciso a raggiungere Nizza, trovò difficile seguire la strada di terra.
L'entusiasmo suscitato tra gli onegliesi dalla notizia dell' arrivo del sovrano sabaudo da terra, fu tuttavia raffreddato, sempre nel mese di dicembre del 1826, il giorno 25, dalle dichiarazioni del senatore Melissano che da Nizza comunicava al sindaco alla città che era stata infine presa la decisione di far giungere il corteo reale con naviglio dal mare, considerati rischi del tragitto litoraneo.
I problemi legati alle criticità del transito in Liguria non furono mai affrontati seriamente da Genova in passato, dal momento che la Superba privilegiava il suo potere sul mare e l'organizzazione dei trasporti era finalizzata appunto a tale potere.
Gli stessi Savoia, che occupavano Oneglia, pur rendendosi conto del problema, considerarono la cosa in un certo senso utile come fattore difensivo da parte delle minacce esterne. Lo stesso papa Pio VII, di ritorno dalla prigionia di Fontainebleau nel 1814, sperimentò non poco i problemi viari della Liguria di Ponente, una realtà che persino Dante e Petrarca avevano segnalato a loro tempo: il primo in viaggio verso Parigi, il secondo, proveniente da Nizza ( "la prima città d'Italia"che si incontri avanzando verso est). Il ricordo del passaggio del pontefice romano e dei suoi particolari da queste parti rimane ancora vivo tra le genti dell'odierno imperiese, di Andora, di Laigueglia e di Savona.
Analogamente, nel 1823, pur esaltando la bellezza del panorama ligure e la grazia dei suoi colori e profumi, la nobildonna inglese lady Blessington, ebbe ad sperimentare la scarsa agibilità del tragitto lungo la costa, nel suo viaggio di ritorno da Genova verso Nizza. D'altra parte per vedere realizzato un ponte sul torrente Prino e sul torrente Impero trascorsero anni e ciò avvenne negli anni cinquanta del XIX secolo a seguito della attuazione di un progetto dell'ingegner Giordano autorizzato dalla provincia di Nizza vent'anni prima.
Per concludere, la questione dell'isolamento del Ponente ligure resta tuttora irrisolta, se non parzialmente, e di viva attualità il dibattito per assicurare alla zona una miglior posizione nei collegamenti nazionali ed internazionali.