Possiamo accettare, da cittadini e tifosi neroazzurri, il perdurare di un tale abbandono? È chiaro che per chi se ne dovrebbe occupare, a cominciare dal competente assessore allo sport, il “Ciccione”, il tempio del calcio cittadino, vale, evidentemente, zero.
Nell’anno del Centenario, la squadra di mister Pietro Buttu, sempre prima in classifica anche grazie alla “remuntada” di domenica scorsa contro il Campomorone (sotto di due reti i neroazzurri hanno ribaltato il risultato), è costretta da inizio stagione a giocare sul neutro di Andora.
L'“affaire Ciccione” dovrebbe approdare in consiglio comunale grazie a una interpellanza del consigliere Alessandro Savioli di "Società Aperta", che chiede certezze sui tempi di riapertura, anche se appare sempre più difficile che i lavori possano essere terminati entro la fine della stagione.
Intanto la situazione è davanti agli occhi di tutti: il terreno di gioco è ridotto ormai a una boscaglia incolta e la logica dice che non potrà essere riseminato prima della primavera/estate. Fa specie vedere la corrosione delle armature metalliche del settore Distinti, abbandonato da anni: l’immagine è quello di un ambiente devastato, le strutture appaiono vandalizzate, ormai fatiscenti.
Il cantiere della fantomatica “Cittadella dello sport” nell’antistadio (campi di padel, da bocce e percorso vita) che nulla ha a che fare con il calcio si protrae da cinque mesi e le fotografie della situazione sono impietose.
Lì, dove si dovrebbe giocare solo a pallone, perché il “Ciccione”non è stato concepito come un impianto polivalente. Piuttosto negli spazi sotto la tribuna centrale potrebbero trovare ospitalità palestre per la ginnastica e spogliatoi, come era stato progettato anni fa da un presidente che vedeva lontano.
Come se non bastasse a far arrabbiare i tifosi anche l’originale e variopinta tinteggiatura (a lavori in corso) delle pareti esterne della stecca degli spogliatoi che ricorda più un circo equestre o un asilo infantile che lo sport.
Dove sono le immagini delle glorie neroazzurre? Si chiede non senza ragione il blog “im1923”.
Singolari le posizioni del presidente del club di piazza d’Armi Fabrizio Gramondo, uomo vicinissimo al sindaco che lo ha recentemente nominato nel consiglio di indirizzo della Fondazione Carige e del suo braccio destro in società, Daniele Ciccione importante esponente della maggioranza che sostiene il sindaco Scajola.
Si dice che alla fine ci sarà un nuovo impianto di illuminazione. Nelle tristi immagini che arrivano da piazza d'Armi in effetti le vecchie torri faro non ci sono più. Ma dei nuovi pali fino ad oggi nemmeno l'ombra.
Per rimuovere le vecchie torri si è passati sul terreno di gioco, un tempo tra i green più belli della regione, che, devastato, è come si è detto completamente inutilizzabile e andrà rifatto.
Chi pagherà? E, per rimanere in tema, quando al Ciccione risplenderanno le nuove luci, cosa ci troveremo davanti?