Il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, a cui partecipa anche il CimAP, ha lanciato un nuovo appello rivolto agli amministratori e alle istituzioni per la gestione pubblica dell’acqua bene comune.
“Anche il nostro territorio – evidenzia il CimAP - sta correndo questo pericolo. Dopo la trasformazione statutaria di Rivieracqua in Spa per le scelte dei nostri Sindaci, il presidente Scajola, nonché commissario ad acta del servizio idrico, è intento nel traghettare l’acqua nelle mani del privato, con un’operazione rischiosa e per nulla trasparente. Il quadro trasformativo ipotizzato, con affidamento del servizio idrico dalla gestione in house ad una gestione mediante affidamento ad una società mista pubblico/privato, è già stato materia di una sentenza della Corte di Giustizia Europea e valutato in contrasto con le normative vigenti (direttiva 2014/24/UE) rispetto al mantenimento del controllo analogo sul nuovo gestore. E’ ancora possibile invertire la rotta, ma il tempo stringe! Quando tutto sarà privato, saremo privati di tutto”.
Di seguito il testo integrale dell’appello: “Alla fine del 2023 sono scaduti molti affidamenti diretti della gestione (in house providing) del Servizio Idrico Integrato: la privatizzazione incombe. Tranne poche eccezioni, come ad esempio l’eccellenza di Acqua Bene Comune Napoli, nel resto del Paese manca ancora quel gestore pubblico che consenta il rinnovo diretto – fuori dalla concorrenza di mercato – dell’affidamento della gestione dell’acqua. E’ la logica conseguenza del tradimento della volontà popolare chiaramente espressa nel Referendum del 2011: fuori l’acqua dal mercato e dal profitto! Grandi responsabilità pesano sul Parlamento complice l’inerzia di molti sindaci e consigli comunali che per legge hanno il dovere di governare il Servizio Idrico Integrato. Un’altra porta aperta alla privatizzazione è stata spalancata dalla recente legge sulla concorrenza che vieta d’ora in poi di affidare la gestione dei servizi pubblici a rete ad Aziende Speciali, enti di diritto pubblico senza scopo di lucro. Restano però in vigore gli affidamenti diretti al Gestore Unico di proprietà pubblica che opera esclusivamente per i comuni proprietari i quali esercitano su di esso un controllo analogo a quello esercitato sui propri uffici. Quindi è ancora possibile correre ai ripari, ma il tempo stringe: i Comuni possono ancora scongiurare la messa a gara e quindi la privatizzazione dell’acqua: convochino al più presto le Conferenze dei Sindaci delle rispettive Autorità d’Ambito per costituire il gestore unico pubblico e affidargli direttamente la gestione del Servizio Idrico, specificando inoltre nello Statuto dell'azienda che le quote di proprietà dei Comuni non possono essere cedute a soggetti privati e che gli utili vanno reinvestiti nel servizio idrico. Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua sollecita i Sindaci e i consiglieri comunali italiani a fare il proprio dovere democratico”.