La situazione della libera fruizione delle spiagge in Liguria, introducendo una deroga alla norma attuale consentendo di rilasciare nuove concessioni demaniali marittime. E’ il tema caldo che questa mattina sarà discusso in consiglio regionale a pochi giorni dall’introduzione della direttiva Bolkenstein.
Il Conamal, Coordinamento Nazionale Mare Libero che raggruppa associazioni, comitati e cittadini che lottano per la libera balneazione, sta inviando a tutti i Comuni che prorogano le concessioni e non indicono bandi, una diffida, forte della normativa e dei successivi pronunciamenti. Con la lettera che segue le associazioni firmatarie – Adiconsum Liguria, Conamal Liguria, Legambiente Liguria, Italia Nostra – chiedono al consiglio regionale di non approvare l’art. 3 contenuto nel Ddl 167 del 16.11.2023 ma invece di aumentare la quota minima del 50% di spiagge libere in ogni Comune.
Nel documento si legge: “Il concetto di beni comuni trova difficoltà ad entrare nella mente di molta politica ed amministratori. Tra questi beni vi sono quelli demaniali ed in particolare le spiagge di noi tutti cittadini inalienabili che prioritariamente devono svolgere la funzione di libera fruizione. In Italia si è notevolmente abusato tant’è che già il Consiglio di Stato nel dicembre del 1976 declinò un orientamento per le amministrazioni di limitare le concessioni di spiagge, evitando di rinnovare le concessioni in scadenza poiché veniva compressa la libera fruizione. Ebbene all’epoca quelle concessioni erano un sesto di quelle attuali”.
“La Liguria – osservano le associazioni – è tra le regioni con la massima incidenza di stabilimenti balneari, circa 1250 che insistono su 107 km di arenile fruibile. A queste vanno aggiunte poi ulteriori concessioni ad altro titolo. Abbiamo pertanto una notevole compromissione della libera fruizione con situazioni drammatiche nella provincia savonese dove le sole spiagge libere hanno una media del 22% con punte drammatiche in alcuni comuni. Nel 2008 a seguito di una forte mobilitazione delle nostre associazioni, la Regione Liguria – introdusse per ogni comune la percentuale del 40% di spiagge tra libere e libere-attrezzate. Purtroppo questa prima importante quantificazione ancora insufficiente trovava impedimento nell’insistenza delle concessioni. Grazie alla direttiva Bolkenstein del 2006, recepita in Italia nel 2010, si poneva l’obbligo di andare a gara recidendo quella continuità e consentendo di inserire nei piani di utilizzo demaniale ulteriori spiagge libere, con una nuova pianificazione, gare che rientrano per quanto previsto dall’art. 49 TFUE ovvero di consentire il libero stabilimento in uno stato membro senza limitazioni. In merito due importanti pronunciamenti della Plenaria del Consiglio di Stato del 2021 che hanno sancito la fine delle concessioni al 31.12.2023 con l’indicazione di riequilibrare l’utilizzo dell’arenile compromesso da troppe concessioni e così ulteriormente la legge sulla concorrenza emanata dal governo Draghi. Da tener conto che la Corte di Giustizia Europea è intervenuta sanzionando l’Italia che ad oggi rischia multe milionarie che, nel caso non venissero bandite le gare, pagherebbero i cittadini.
I Comuni pertanto dovevano emanare i bandi per quella quota di spiagge da mettere in concessione, oltretutto con criteri tali da consentire l’allestimento di strutture leggere e di facile rimozione tali da non compromettere l’habitat. Non solo, ma entro la data del 31.12.2023 l’Agenzia del Demanio deve, ai sensi dell’art. 49 del codice della navigazione, incamerare i beni con l’auspicata facoltà di ordinare la messa in pristino dello stato dell’area demaniale, bonificandola da cementificazioni incongrue, un vero sfregio, in molti casi, all’arenile”.
“La Regione Liguria – conclude la lettera – non solo non va in queste direzioni ma con un Ddl, che andrà in consiglio, aggrava la situazione della libera fruizione, introducendo una deroga alla norma attuale consentendo di rilasciare nuove concessioni demaniali marittime. Una distanza siderale dal concetto di beni comuni della necessità di garantire in tutti i comuni almeno un 50% di spiagge libere dotate di tutti i servizi, accrescendo quindi questa percentuale nello strumento legislativo. Auspichiamo pertanto che il Consiglio Regionale non approvi l’art. 3 contenuto nel Ddl 167 del 16.11.2023 ma accresca la quota minima del 50% in ogni Comune di spiagge libere”.