La Commissione europea ha avviato ufficialmente una procedura di infrazione contro l’Italia sulle concessioni balneari. In una durissima lettera, Bruxelles contesta il mancato rispetto della direttiva europea Bolkestein, che impone le gare pubbliche sulle concessioni di demanio marittimo.
In particolare, la Commissione evidenzia che il “decreto milleproroghe” approvato lo scorso febbraio dal governo Meloni, introducendo il rinvio di un anno delle gare, "rappresenta un rinnovo automatico delle concessioni esistenti ai medesimi titolari, e pertanto si pone in contrasto col diritto europeo".
Per i balneari della provincia di Imperia l’intervento della Commissione Ue suona come una condanna.
Le prime avvisaglie sugli intenti della Commissione europea, come spiega il portale mondobalneare.com, erano arrivate il 3 dicembre 2020, con la lettera di messa in mora che rappresenta il primo step delle procedure di infrazione europee.
Il governo italiano (allora c’era il secondo esecutivo di Giuseppe Conte) aveva risposto a febbraio 2021 alle osservazioni dell’Ue, e l’anno successivo il premier Mario Draghi ha approvato la legge 118/2022: questa norma ha istituito la scadenza delle concessioni balneari il 31 dicembre 2023 e ha imposto che venissero riassegnate tramite gare pubbliche, in modo da adeguarsi alle disposizioni europee.
Ma lo scorso febbraio il governo Meloni ha approvato la proroga di un anno, spostando i termini al 31 dicembre 2024: per questo motivo, la Commissione europea ha deciso di dare seguito alla lettera di messa in mora, inviando oggi il parere motivato che rappresenta l’avvio ufficiale della procedura di infrazione. Nella lettera del parere motivato, la Commissione europea contesta anche un comma della legge 118/2022: si tratta del passaggio che introduce il “divieto agli enti concedenti di procedere all’emanazione dei bandi di assegnazione delle concessioni balneari" fino all’adozione dei decreti attuativi della stessa 118/2022, che avrebbero dovuto disciplinare i criteri con cui istituire le gare pubbliche in tutta Italia.
Tuttavia, sottolinea la Commissione Ue, "la delega al governo per l’adozione di tali decreti legislativi risulta scaduta e non sussiste alcuna indicazione circa un’eventuale nuova delega".
Ad aggravare la posizione dell’Italia c’è poi la proroga di un anno voluta dal governo Meloni, che come Bruxelles non manca di evidenziare, è stata promulgata con “specifiche e rilevanti perplessità” da parte del presidente della Repubblica. In relazione a questo quadro, prosegue la lettera, "la normativa italiana mira a mantenere la validità delle attuali concessioni balneari almeno fino al 31 dicembre 2024 e, potenzialmente, per un periodo illimitato o comunque indefinito oltre tale data".
Conclude dunque la Commissione Ue: "Si può pertanto concludere che le autorità italiane non abbiano risposto alle obiezioni sollevate nella lettera di costituzione in mora, in quanto l’incompatibilità della legislazione italiana con l’articolo 12 della direttiva sui servizi e con l’articolo 49 del TFUE non è stata eliminata e gli interventi legislativi adottati durante il periodo successivo all’invio della lettera di costituzione in mora mantengono sostanzialmente lo stato della legislazione vigente al momento dell’emissione di tale lettera. Inoltre, si rileva che la legge 14/2023 (l’ultimo decreto milleproroghe, NdR) è stata adottata nonostante le discussioni intraprese in parallelo con la Commissione volte a introdurre i principi di trasparenza, non discriminazione e proporzionalità richiamati nella giurisprudenza della CGUE e nella lettera di costituzione in mora di cui sopra".
Il governo italiano avrà due mesi di tempo per adeguarsi alle richieste della Commissione europea, ed è probabile che il parere motivato influirà molto sulle sue scelte. Proprio l’altro ieri la premier Meloni ha convocato un vertice per fare il punto della situazione, dal momento che il parere motivato era atteso da giorni. La scorsa estate Palazzo Chigi ha portato avanti un lavoro di mappatura del demanio marittimo, che ha appurato come il 67% dei litorali italiani sia libero e concedibile: la tesi del governo è che si possa garantire la concorrenza richiesta dall’Europa avviando le gare sulle spiagge non occupate per far aprire nuovi stabilimenti balneari, senza toccare le concessioni storiche.
Tuttavia la proposta è di difficile attuazione, e comunque al tavolo sulla mappatura – che si è concluso da più di un mese – non è ancora seguita nessuna norma che decidesse il da farsi. L’attuale situazione di stallo rappresenta un problema su tutti i fronti, come sottolinea la stessa Commissione europea nel suo parere motivato: "Il turismo costiero e i servizi ricreativi, settore cruciale per l’economia italiana, rimangono in una grave situazione di incertezza giuridica, a scapito dei diritti di tutte le parti coinvolte. Infatti la reiterata proroga della durata delle attuali concessioni balneari non solo scoraggia l’ingresso di nuovi prestatori di servizi innovativi, ma crea una situazione di incertezza giuridica, all’origine di un grave pregiudizio anche per gli attuali concessionari. A causa dell’illegittimità del quadro legislativo italiano, infatti, le concessioni balneari prorogate dall’attuale normativa sono oggetto di ricorso giurisdizionale e annullamento da parte dei tribunali italiani […].
"Risulta della massima importanza affrontare le carenze dell’attuale normativa quanto prima e in modo duraturo, al fine di consentire a tutti gli operatori in Italia, compresi gli attuali concessionari, di svolgere correttamente le loro attività e di pianificare attentamente i propri investimenti, evitando la prosecuzione dannosa di contenziosi di lunga durata. È pertanto urgente finalizzare le riforme che possano assicurare la conformità con il diritto dell’Unione, garantendo procedure di selezione aperte e pubbliche basate su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi. In tal modo, le autorità italiane incoraggerebbero gli investimenti e la modernizzazione in un settore fondamentale per l’economia italiana".
Si spera dunque che la lettera arrivata oggi da Bruxelles possa rappresentare lo scossone definitivo per spingere il governo a mettere fine a una situazione che si protrae ormai da troppi anni.
La premier è in questo momento in difficoltà a causa delle grandi promesse fatte in campagna elettorale, ovvero quelle di escludere le concessioni balneari dalle gare, ma questa strada si potrebbe intraprendere solo arrivando a uno scontro diretto con Bruxelles e con una buona parte dell’opinione pubblica italiana.