Dopo la caduta di Napoleone IIIº la politica di pulizia etnica e linguistica a scapito delle tradizioni culturali e linguistiche liguri ed italiane di Nizza promossa indiscriminatamente da Parigi nella zona subì un rigetto clamoroso nel 1870.
La ripresa dei sentimenti nizzardi sabaudi e patriottici avvenne con l'elezione di rappresentanti italiani, tra cui Giuseppe Garibaldi, alla Assemblea nazionale francese: rappresentanti ai quali fu impedito di partecipare e parlare.
Le elezioni di Nizza furono salutate ovunque come la giusta rivendicazione delle aspirazioni risorgimentali delle genti locali.
Il nuovo regime repubblicano, instaurato a Parigi dopo il crollo di Sedan davanti ai prussiani, inviò subito diecimila uomini a reprimere i movimenti filoitaliani, con la dura soppressione di ogni traccia di italianità, cambiando persino i cognomi di origine ligure ed italiana in genere.
La circostanza trovò eco sulla stampa internazionale che manifestò tutto il disappunto della pubblica opinione nel resto d'Europa e in America. Iniziò allora quello che fu noto come l'esodo nizzardo che si riversò verso la Liguria di Ponente e il Piemonte. Ventimiglia, Bordighera, Sanremo e Porto Maurizio, ma anche altri centri della Riviera, furono le località in cui maggiormente affluirono quanti non vollero riconoscersi in una realtà storica innaturale così sancita da una cinica logica di Stato.
A Sanremo e a Bordighera si crearono associazioni che promossero, senza successo, iniziative nostalgiche del bel tempo andato. Solo oggi, dopo più di un secolo, riaffiorano a Nizza iniziative e movimenti autonomistici che riscoprono le antiche radici sabaude e liguri-piemontesi.