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Il Punto | 15 aprile 2025, 07:07

IL PUNTO. Pista ‘cinghiabile’ o pista ciclabile? L’incontro tra uomo e natura sull’Argine sinistro del torrente Impero

L'immagine di una mamma cinghiale che allatta i cuccioli suscita tenerezza ma evidenzia i rischi per la sicurezza e per gli animali stessi

IL PUNTO. Pista ‘cinghiabile’ o pista ciclabile? L’incontro tra uomo e natura sull’Argine sinistro del torrente Impero

Battute a parte, la scena strappa un sorriso e un po’ di tenerezza: una mamma cinghiale che allatta i suoi cuccioli, tranquilla, a pochi metri dal nastro d’asfalto della pista ciclopedonale sull’Argine sinistro del torrente Impero a Oneglia. Ma dietro quell'immagine bucolica si nasconde una realtà ben più complessa, fatta di convivenze forzate, rischi per la sicurezza e politiche che sollevano più di una perplessità. 

Negli ultimi tempi, il torrente Impero e le sue sponde sono diventati un rifugio per molte specie selvatiche, tra cui, appunto, i cinghiali. In parallelo, la zona si è sviluppata come importante snodo per attività outdoor, da chi va in bici a chi corre o semplicemente passeggia. Il risultato? Un’intersezione sempre più frequente – e non sempre pacifica – tra natura e attività umana. 

La presenza di animali selvatici lungo la pista ciclopedonale, infatti, rappresenta un duplice problema: da un lato il rischio per l’incolumità di chi transita, soprattutto se in bici e ad alta velocità, dall’altro la minaccia costante per gli stessi animali, ormai confinati in spazi sempre più ristretti e vulnerabili. 

E qui arriviamo al punto più critico della questione: la gestione della fauna selvatica. La risposta della politica, infatti, è spesso quella più drastica. Le Guardie regionali, supportate da una normativa che – a nostro avviso – non ha eguali nel mondo civile, possono procedere all’abbattimento diretto degli ungulati, anche con metodi estremamente cruenti. Questo comporta non solo la morte degli esemplari adulti, ma spesso la condanna a una lenta agonia per i cuccioli, lasciati soli, senza più alcuna possibilità di sopravvivenza. È davvero questa la soluzione migliore? È davvero accettabile rispondere alla convivenza forzata con la violenza istituzionalizzata? Noi crediamo di no. 

È necessario trovare una strada alternativa, che metta al centro il rispetto per la vita – umana e animale – e che promuova una gestione più etica, sostenibile e lungimirante del territorio. Le soluzioni ci sono: recinzioni ecocompatibili, corridoi faunistici, campagne di informazione per la cittadinanza, monitoraggi intelligenti. Ma serve volontà politica, sensibilità e una visione nuova, capace di andare oltre l’approccio emergenziale e punitivo. In fondo, quella mamma cinghiale sull’argine, con i suoi piccoli accovacciati intorno, ci ricorda qualcosa che tendiamo a dimenticare: la natura non è altro da noi. È parte del nostro mondo. E se imparassimo a rispettarla, forse anche le piste ciclabili smetterebbero di diventare ‘cinghiabili’.

Diego David

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