“La salute non è una merce. La salute si difende e non si svende”. Con questo slogan il Comitato Civico di Base di Imperia e Taggia si prepara a manifestare domani, martedì 15 aprile, davanti al consiglio regionale della Liguria, dove sarà consegnata una petizione da oltre 20.000 firme contro la chiusura dell’ospedale di Imperia.
Una protesta civile ma decisa, che arriva dopo anni di allarmi rimasti inascoltati, e che punta il dito contro un progetto definito “sbagliato e dannoso” per il territorio. “Chiudere un ospedale in un capoluogo di provincia – si legge nel comunicato del Comitato – che serve un vasto bacino di utenza fino ad Andora, significa privare migliaia di cittadini di un diritto fondamentale. Dopo la chiusura del punto nascite del Santa Corona, molte mamme si sono rivolte a Imperia per partorire. Tagliare anche questo presidio è inaccettabile”.
Nel mirino dei manifestanti c’è anche la proposta di realizzare un nuovo ospedale a Taggia: troppo decentrato, difficile da raggiungere, carente in termini di personale. Una struttura che, secondo il Comitato, rischia di diventare una “cattedrale nel deserto”, soprattutto in assenza di un rafforzamento del personale medico e infermieristico.
“Un ospedale a Taggia non potrà mai essere un DEA di II livello – prosegue la nota – perché tutta la popolazione della provincia di Imperia non supera i 220.000 abitanti, ben lontani dai 400.000 richiesti. E poi, con le strade spesso bloccate da cantieri o incidenti, raggiungere i presidi diventa una corsa contro il tempo”.Il Comitato non risparmia critiche alla gestione politica della sanità regionale:
“Diciamo basta ai politici che pensano solo ai privati. Non servono nuove strutture se non si investe sul personale. Non servono medici a gettone che mandano in tilt i bilanci. Bisogna rendere attrattivi i contratti, aumentare gli stipendi e sbloccare i corsi universitari in medicina”.
La raccolta firme, si precisa, è stata interrotta solo per via della pandemia. Al momento dello stop, ai gazebo del Comitato si formavano code di cittadini, residenti e non, intenzionati a difendere un presidio sanitario fondamentale. “Chi ha comprato una seconda casa lo ha fatto anche in base ai servizi presenti sul territorio. La sanità pubblica è un diritto, e noi continueremo a difenderlo”. Il presidio di domani a Genova sarà un momento simbolico e concreto di questa battaglia. Una voce che si alza dal Ponente ligure e che chiede, con forza, di non svendere la salute dei cittadini.