Dovrebbe diventare un'infrastruttura all’avanguardia, pensata per promuovere la mobilità sostenibile e offrire uno spazio condiviso per ciclisti e pedoni.
Invece, il progetto della ciclovia nel Dianese rischia di passare alla storia come l’ennesima opera mal realizzata. Gli abitanti segnalano via social pendenze errate, assenza totale di drenaggio e un pericoloso accumulo d’acqua piovana che trasforma la pista ciclabile in una vera e propria piscina. “I ciclisti si ritroverebbero costretti a pedalare con i piedi a mollo, tra buche e ristagni che mettono a dura prova l’equilibrio e, in alcuni casi, l’incolumità. Ironia della sorte”, dicono gli abitanti e c’è già chi li ha ribattezzati “i palombari ciclisti”.
Il problema principale? “Una progettazione a dir poco discutibile – sottolineano via social - pendenze che non favoriscono il deflusso delle acque meteoriche e la completa assenza di tombini o griglie di scolo. Un errore grossolano, soprattutto in una zona dove le precipitazioni non sono affatto rare”. Ma non è tutto. Secondo molti residenti, questo è solo l’ultimo esempio di una lunga serie di scelte urbanistiche sbagliate e già viste in altre aree del territorio, specialmente nella parte più a levante della città.
“Interventi spesso annunciati in pompa magna ma poi realizzati in fretta e furia, con risultati al limite dell’inutilizzabile”, dicono. La rabbia cresce, e con essa anche le richieste di responsabilità: “Se il buongiorno si vede dal mattino, non osiamo immaginare cosa potrà venire fuori alla fine di questo progetto”, commentano alcuni cittadini. Mentre l’Amministrazione per ora tace o minimizza, la città si interroga: “E’ questo il modello di mobilità sostenibile che ci meritiamo? O serve finalmente un cambio di passo, dove qualità, sicurezza e ascolto dei cittadini tornino al centro della progettazione urbana?”