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Accadde Oggi | 11 aprile 2025, 07:05

11 APRILE 1990. In provincia non lavora un imperiese su tre crescono disoccupati, emigrati e pensionati

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11 APRILE 1990. In provincia non lavora un imperiese su tre crescono disoccupati, emigrati e pensionati

Un imperiese su tre è alla ricerca di un lavoro, 5 mila tra Cervo e Ventimiglia portorini sono emigrati altrove negli ultimi vent'anni, cresce di contro l'esercito dei pensionati. Luci e ombre nella fotografia scattata alla Riviera di fine anni Ottanta.

Sui circa 220 mila residenti, gli occupati sono poco più di 60 mila, uno zoccolo duro del 27% dell'intera popolazione. I ritirati dal lavoro dominano il campo: sono attualmente  90 mila. L'allarme occupazione è sotto gli occhi di tutti e la dettagliata analisi statistica condotta dall'ufficio studi e ricerche della Cisl in collaborazione con la Provincia ne evidenzia gli aspetti più delicati. "L'esigenza di portare avanti, per la prima volta alle nostre latitudini, l'iniziativa - conferma Pierangelo Raineri, autore della ricerca assieme a Giovanni Berio - è scaturita dalla necessità di avere una documentazione sintetica aggregata, dalla quale sviluppare poi un dibattito sul preoccupante fenomeno dell'aumento della disoccupazione".

"Raineri e Berio hanno fatto un lavoro serio che sarebbe opportuno far giungere anche sui banchi di scuola", aggiunge Franco Pullia, segretario provinciale della Cisl. 
"I pensionati sono destinati ad aumentare, gli anziani sono e saranno sempre più una fra le colonne portanti del gettito economico della provincia. Eppure, nonostante più di 6 mila pensioni sociali, le strutture socio-assistenziali sul territorio sono insufficienti o gestite in termini clientelari, gli interventi pressoché inesistenti". Tra l'altro, mentre diminuiscono i posti di lavoro (gli iscritti all'ufficio di collocamento provinciale hanno addirittura superato le12 mila unità), le imprese attive sono passate dalle 12.740 del 1971 alle 17.595 dell'88, di cui un terzo a carattere artigianale. I depositi bancari nell'ultimo decennio sono raddoppiati (da 1.200 miliardi dell'80 ai 2.400 miliardi dell'89, il rapporto più alto in Liguria. In pratica, mal contati, ogni residente in provincia avrebbe un deposito di 11 milioni di lire.

"Alla ricchezza inutilmente giacente nelle banche, la provincia di Imperia accompagna povertà culturale e mancanza di idee e di progettualità - sentenzia Pullia - la crisi più profonda è nel comparto edilizio: qui gli occupati sono scesi dai 4.529 del '78 ai 3.048 dell'88. Sull'economia imperiese, come conferma Luciano De Michelis, presidente della Provincia, "incide molto il settore del terziario che rappresenta l'80% degli addetti. Un territorio fortemente terziario, dunque, ma di tipo tradizionale, con basso o bassissimo contenuto tecnologico". Tra tante ombre anche qualche luce. Positivo, infatti, il dato sull'avviamento al lavoro femminile, salito dell'11% nell'ultimo anno. 
"Il nostro territorio ha difficoltà e incertezze ma anche molte risorse e potenzialità di sviluppo: il turismo può rivelarsi una carta vincente, deve essere il nostro asso nella manica".

Giorgio Bracco

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