Luciano Caruso, noto per una vicenda giudiziaria dai toni torbidi che lo aveva coinvolto negli anni Ottanta, è morto nei giorni scorsi a Villa Viani, frazione di Pontedassio dove si era ritirato. Caruso, che nel 1989 aveva conquistato le pagine di cronaca per il suo coinvolgimento in un omicidio, aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita in solitudine, dicendo di "voler dimenticare e che era un uomo diverso".
La storia di Caruso risale al dicembre del 1989, quando, dopo due anni e mezzo di latitanza, venne arrestato nei pressi di Tolone, in Francia, da una squadra della polizia giudiziaria. L'ex legionario, all'epoca quarantaseienne, era ricercato per l'omicidio di Bruno Della Volta, un cuoco di Imperia, ucciso il 14 luglio 1986 con un colpo di fucile a bruciapelo. L'omicidio aveva scosso profondamente l'opinione pubblica locale, soprattutto per le circostanze torbide in cui si era consumato.
Della Volta era stato il marito della compagna di Caruso, Hanna Sofia Kaczmarzyk, una donna polacca con un passato controverso. La sera del delitto, Della Volta fu trovato morto sul marciapiede di casa, a Pontedassio, con il cranio sfondato da un colpo di fucile sparato a bruciapelo. Secondo quanto emerso durante il processo d'Appello, Caruso fuggì subito dopo l'omicidio a bordo di una Fiat 131, lasciando l'auto sul greto del torrente Impero e dirigendosi poi in Francia.
Nel corso delle indagini, Caruso, soprannominato "Lucien" dai media, venne identificato come il principale sospettato e, nel 1989, fu arrestato in una pensione di Avignone, dopo essere stato localizzato grazie a segnalazioni e foto. La sua estradizione in Italia avvenne rapidamente, e Caruso fu trasferito a Imperia, dove latitante era già stato condannato per omicidio volontario, violazione di domicilio e porto abusivo d'arma da fuoco. La Corte d'assise lo condannò a 26 anni di carcere, una pena che suscitò il disappunto del pubblico ministero Bruno Novella, il quale aveva richiesto l'ergastolo.
La vicenda che coinvolse Caruso fece molto scalpore, alimentando leggende sul suo passato. Alcuni sostenevano che, dopo l'omicidio, fosse fuggito nella Legione Straniera, mentre in realtà Caruso, durante il processo d'appello, rivelò che dopo aver sparato al suo rivale, fuggì a bordo di una 131, passando la frontiera in modo furtivo e trovando lavoro in Francia come operaio edile. Fu solo grazie a indagini accuratamente svolte che venne arrestato dai gendarmi francesi.
L'omicidio di Bruno Della Volta fu il culmine di una relazione complicata e tormentata tra Caruso, Della Volta e Hanna Sofia Kaczmarzyk. La difesa di Caruso sottolineò il ruolo negativo di quest'ultima, che, secondo alcuni testimoni, avrebbe avuto un'influenza determinante nell'evolversi degli eventi. Secondo le testimonianze, Hanna Sofia avrebbe picchiato il marito e alimentato le tensioni tra i due uomini, mentre la sua stessa difesa parlò di un complotto ai danni del marito, un'accusa mai provata.
La lettera ricevuta da Luciano Caruso una settimana prima del delitto, in cui veniva esortato a lasciare Pontedassio, rimane uno degli aspetti misteriosi della vicenda. La sua origine non è mai stata chiarita, ma alcuni ipotizzano che possa essere stata scritta dalla stessa Hanna Sofia, con l'intento di liberarsi sia del marito che dell'amante.
In ogni caso, la morte di Caruso segna la fine di una lunga e travagliata vicenda giudiziaria che ha tenuto alta l'attenzione mediatica e suscitato dibattiti anche sul piano morale e sociale. La figura di Caruso, un uomo con un passato oscuro nella Legione Straniera e precedenti penali, è stata ampiamente discussa nel corso degli anni, alimentando leggende su di lui. Tuttavia, rimane il fatto che il suo destino è stato segnato da un tragico omicidio che ha cambiato per sempre la sua vita e quella delle persone coinvolte.
(Per le ricerche di archivio ha collaborato Giorgio Bracco)