/ Attualità

Attualità | 03 aprile 2025, 07:05

L'associazione Pet Team porta la pet therapy nelle case di riposo

Il vicepresidente Sampietro: "L’animale non è una cura in sé, ma un mediatore di emozioni"

L'associazione Pet Team porta la pet therapy nelle case di riposo

Un amico a quattro zampe vicino può farci stare meglio, ma in alcuni casi può avere un vero e proprio valore terapeutico. Si tratta della ‘pet therapy’ o, meglio, degli ‘interventi assistiti con gli animali’, ossia di “progetti finalizzati a mantenere o migliorare la salute e il benessere fisico, psichico e sociale delle persone mediante l'interazione positiva con animali domestici”.

A Imperia se ne occupa l’associazione Pet Team che accoglie una ventina di volontari, professionisti e appassionati, e i loro cani. “Le attività hanno valenza terapeutica, riabilitativa, educativa e ludico-ricreativa. Si lavora soprattutto con i cani, ma gli animali autorizzati dal ministero sono anche asini, cavalli, gatti e conigli”, spiega il vicepresidente Giampiero Sampietro.

L’associazione nasce nel 2007, con alle spalle progetti in collaborazione con la Croce Rossa di Imperia rivolti ai ragazzi del centro di riabilitazione motoria. Ora svolge gli interventi nelle case di riposto di Borgomaro e Pieve di Teco: “L’attività è soprattutto relazionale, l’animale non è una cura in sé, ma un mediatore di emozioni, ricordi e pensieri”.

I progetti sono di gruppo, ma per una buona riuscita è necessario scegliere accuratamente i fruitori: “Il paziente deve essere adatto, non solo dal punto di vista medico, ma anche emotivo”, sottolinea Sampietro. Il lavoro si sviluppa in stretto rapporto con gli operatori sanitari, soprattutto fisioterapisti e psicologi: “Accarezzare un animale, dalla testa alla coda è un'attività piacevole, che può diventare fisioterapia”. Le sedute portano benefici fisici, oltre che emotivi, e anche l’attesa dell’incontro successivo incentiva il buon umore.

I volontari sono appositamente formati, così come gli animali che inizialmente devono essere valutati da un veterinario comportamentalista: “Il medico certifica che l’animale sia sano e adatto, dando anche indicazioni sul tipo di attività che può essere più idonea”.  Segue un percorso, a cura dei volontari, che tiene conto della razza e del vissuto personale dell’animale: “Si tratta di un addestramento relazionale -spiega Sampietro-, insegniamo a relazionarsi in modo corretto con le persone”. Un percorso che tiene conto delle caratteristiche e delle inclinazioni del cane: “Un cane pastore avrà una vigilanza alta, ci aspettiamo che possa abbaiare davanti a un movimento improvviso, creando allarme nel paziente". Ogni individuo è differente: “Molti dei nostri cani arrivano dal canile, con spesso un vissuto di deprivazione emotivo". Fare ‘pet therapy’ diventa un'opportunità non solo per l'uomo: "Per loro la relazione diventa particolarmente importante e nella maggior parte dei casi reagiscono in modo straordinario”.

Sara Balestra

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium