Torna in scena uno dei cavalli di battaglia del teatro Lo Spazio Vuoto. “Finale di partita” sarà sabato 5 aprile alle 21.15 e domenica 6 aprile alle 17 sul palco di Galleria degli orti. Un testo intenso e profondo di Samuel Beckett per una produzione firmata Lo Spazio Vuoto che ha debuttato nel 2011. Diversi sono stati i premi riconosciuti nel tempo, tra cui la selezione al Festival Beckett di Buenos Aires nel 2012, l’inserimento nel Circuito teatrale della Regione Piemonte per il 2014 e i riconoscimenti al Festival di Casale Monferrato del 2016 per migliore attore e regia.
Sul palco Livia Carli, Paola Carli, Gianni Oliveri, Sergio Raimondo, con scenografie di Sergio Raimondo e costumi di Giovanna Faraone per la regia firmata da Livia Carli e Gianni Oliveri.
In un allestimento scenico particolare perché ridotto, in grado di avvicinare attori e pubblico, Beckett torna in scena come ricerca di un teatro nuovo e diverso, partendo da un testo intenso e profondo quale è “Finale di partita”. Specchio in cui riflettersi, la situazione che coinvolge i personaggi dà spazio all’essenzialità dell’essere umano privo delle sue maschere. La stanza di Hamm, Clov, Nell e Nagg diventa la "nostra" stanza e l’ambiente quotidiano. Clov è interpretato da un’attrice perché, come è scritto nel testo, il sesso non ha importanza, o perlomeno non ne ha in questo contesto e per questo personaggio, inconsapevole clown, a tratti perduto nel nulla, come perduti nel nulla sono tutti e quattro i personaggi; un niente che diventa comunque un percorso per una nuova e diversa consapevolezza da cui nessuno può fare ritorno.
Essenziale il testo, che rimanda alle parole della Bibbia, alla vita stessa dei personaggi, al pensiero filosofico e letterario occidentale, ma soprattutto all'intera storia dell'umanità da cui nessuno può prescindere. Per il breve tempo dello spettacolo il pubblico e gli attori si ritrovano insieme come sospesi e legati a un unico filo. Una diffusa leggerezza e un'atmosfera di gioco aleggiano sull'allestimento e forte è il desiderio di ridere e lasciarsi andare, perché comunque niente vale veramente la pena.