In ambito finanziario si parla sempre più spesso di investimenti sostenibili Esg (Environmental, Social and Governance), che rappresentano strategie di investimento con un occhio di riguardo all'impatto sociale, ambientale e di governance di un'azienda. Si valuta l'impatto di un'azienda su temi come il cambiamento climatico, la sostenibilità ambientale, i diritti umani e la corruzione. I fondi Esg puntano a creare un futuro più equo e sostenibile, consentendo di raggiungere importanti traguardi finanziari e allo stesso tempo apportare cambiamenti positivi nel mondo.
Alcuni settori, per la loro natura, sono banditi dagli investimenti Esg ma, a differenza di quanto si possa pensare, non tutte le armi ne sono escluse. Ad esempio è possibile investire in fondi Esg che comprendono il settore delle armi, a patto che siano convenzionali e che vengano utilizzate per fini difensivi. Il discorso è piuttosto complesso e articolato, quindi per approfondire invitiamo a consultare la piattaforma verticalizzata Onlinesim.it, che raccoglie tutte le informazioni necessarie sugli investimenti Esg.
Ma quindi quali armi rientrano in questa tipologia di investimenti? A questa domanda ha risposto la società di consulenza Mc Advisory Csr, che ha esaminato le prestazioni medie di tre gruppi di fondi comuni per oltre 10.000 prodotti: quelli tradizionali globali che, senza alcuna limitazione alla diversificazione del portafoglio, investono sui mercati azionari; quelli Esg che investono anche in armi convenzionali; quelli Esg che invece escludono a priori le armi convenzionali.
Alain Keck, amministratore delegato di Mc Advisory Csr, per prima cosa ha fatto una distinzione netta tra armi civili, militari e non convenzionali. Ha poi specificato che l'83% delle armi non convenzionali sono escluse dal portafoglio di tutti i fondi con l'etichetta Esg, mentre le armi non convenzionali sono escluse solo nel 57% dei casi.
Questo nuovo approccio verso le armi è stato sdoganato dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, quando alcune società di gestione scandinave per prime hanno modificato le loro politiche di investimento e, nello specifico, i loro criteri di sostenibilità distinguendo tra armi civili e non convenzionali, comunque escluse, e armi in dotazione all'esercito e destinate unicamente alla difesa del paese.
Come specificato da Keck, a livello globale la maggioranza dei fondi finanziari rientra nelle classificazioni dell'articolo 8 e dell'articolo 9, rappresentando il 61% del totale, mentre quelli classificati come articolo 6 si attestano sotto il 40%.
Il regolamento Sfdr (Sustainable finance disclosure regulation) definisce diverse tipologie di prodotti finanziari con gradi differenti di sostenibilità. I fondi classificati come articolo 6 non prevedono particolari vincoli né obblighi specifici; i fondi dell'articolo 8 si caratterizzano per la promozione di obiettivi ambientali e sociali, pur non avendo come scopo principale l'investimento sostenibile; i fondi dell'articolo 9 rappresentano invece la categoria più rigorosa, con la specifica missione di effettuare investimenti che generino un impatto positivo sia sul piano sociale che su quello ambientale.