Si intitola La città dei marinai-Storia della marineria velica imperiese dell'Ottocento il corposo (quasi 500 pagine) libro del comandante Flavio Serafini, in prestigiosa edizione Mursia, ora a disposizione di studiosi, esperti e semplici curiosi. La recensione del volume è finita su Tuttolibri de La Stampa e questo già testimonia l'alto valore storico e culturale dell'opera.
"Non sapremo mai i nomi delle due donne del gruppo Saglietto fotografato nel cuore del libro La città dei marinai - scrivono i recensori torinesi - vestite di scuro, hanno nello sguardo il coraggio di pioniere del West. I loro occhi sembrano fissare le lontananze oceaniche, così pericolose per i capitani e lasciano appena intuire il fragile schermo delle preghiere eretto contro l'ansia quotidiana".
Il comandante, come da tutti viene appellato a Imperia e non solo, ha curato la stesura del libro con certosina pignoleria, raccogliendo storie, dettagli e curiosità inedite sui personaggi marini di Porto Maurizio e Oneglia. "Nella zona di Imperia nacquero i corsari di Scarincio, che nel 1400 assalivano i legni francesi, genovesi e magari anche portorini (una taglia di 7.500 ducati valeva bene una piccola distrazione); ebbero qui origine i capitani Andrea Rossi e Battista Gastaldi, piloti di Garibaldi, i capitani Pietro Carli con il figlio Lorenzo e Italo Siffredi che, per circa mezzo secolo, furono piloti del Canale di Suez. Non mancarono avventurieri da leggenda: Giobatta Acquarone scoperto comandante di nave negriera nel 1845, l'indiavolato Tolomeo Gandolfo, amico di capi , tribù, funzionari di ogni nazione, consigliere politico degli africani e venditore di armi. Verso la metà del secolo scorso sul Cressington, chiuse in cabina un capitano troppo pio che affrontava le tempeste a base di preghiere. Solo dopo aver salvato la nave a furia di urlacci e ardite manovre pose fine all'insolito ammutinamento", si legge su Tuttolibri.
Ma nella storia della marineria imperiese si parla anche delle imprese di Capo Horn e Capo Buona Speranza, i passaggi dello Stretto di Magellano, i giri del mondo impossibili. "Serafini documenta tutto con fotografie, rare fotocopie di libretti, riproduzioni drammatiche di ex-voto. Da un libro originariamente storico-rievocativo emana un'atmosfera alla Conrad", precisa ancora Tuttolibri.
"La copia numero uno del libro è stata il dono di benvenuto offerto pochi giorni or sono ad Antonio Solero, il navigatore solitario che dopo 13 mila miglia, andata e ritorno in Atlantico, approdò a Imperia da dove era partito su un guscio di noce a vela senza motore, proprio come gli epici marinai di Porto Maurizio e Oneglia cui è dedicato il libro", chiude il giornalista Paolo Bertoldi de La Stampa che ha firmato la recensione.