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Eventi | 27 gennaio 2025, 12:16

Al Teatro Cavour Marco Baliani con “Kohlhaas”

Lo spettacolo giovedì 30 gennaio alle 21

Al Teatro Cavour Marco Baliani con “Kohlhaas”

È in arrivo al Teatro Cavour di Imperia uno degli spettacoli di culto della storia del teatro italiano. Giovedì 30 gennaio, alle 21, la Stagione 24/25 prosegue con “Kohlhaas” con Marco Baliani, che lo ha scritto insieme a Remo Rostagno traendolo dal racconto “Michael Kohlhaas” di Heinrich von Kleist. La regia è di Maria Maglietta, la produzione Casa degli Alfieri. Si tratta di un’esibizione da manuale, perfezionata nelle oltre mille e cento repliche accumulate in oltre trent’anni dalla sua ideazione.

La storia di Kohlhaas è un fatto di cronaca realmente accaduto nella Germania del 1500, scritto da Heinrich von Kleist in pagine memorabili. "Nel mio racconto orale – spiega Baliani - è come se avessi aggiunto allo scheletro osseo riconoscibile della struttura del racconto di Kleist, nervi muscoli e pelle che provengono non più dall’autore originario ma dalla mia esperienza, teatrale e narrativa, dal mio mondo di visioni e di poetica. Così ad esempio tutta la metafora sul cerchio del cuore paragonato al cerchio del recinto dei cavalli, che torna più volte nella narrazione, come luogo simbolico di un senso della giustizia umanissimo e concreto, è una mia invenzione, nel senso etimologico del termine, qualcosa che ho trovato a forza di cercare una mia adesione al racconto di Kleist".

Kohlhaas è la storia di un sopruso che, non risolto attraverso le vie del diritto, genera una spirale di violenze sempre più incontrollabili, ma sempre in nome di un ideale di giustizia naturale e terrena, fino a che il conflitto generatore dell’intera vicenda, cos’è la giustizia e fino a che punto in nome della giustizia si può diventare giustizieri, non si risolve tragicamente lasciando intorno alla figura del protagonista una ambigua aura di possibile eroe del suo tempo. "Le domande morali che la vicenda solleva e lascia sospese – continua Baliani - mi sembrarono, quando cominciai ad affrontare l’impresa memorabile del racconto, un modo per parlare degli anni ’70, per parlare di quei conflitti in cui venne a trovarsi la mia generazione, quella del ’68, quando in nome di un superiore ideale di giustizia sociale si arrivò a insanguinare piazze e città".

Per concludere con una riflessione sul racconto orale: "Accade nell’arte del racconto orale che per cercare personaggi interiori occorra compiere lunghi percorsi, passare attraverso storie di altre storie, sentirsi stranieri in questo mondo dopo aver tanto peregrinato, fino a trovare quel punto incandescente capace di generare a sua volta nell’ascoltatore un mondo di visioni, non necessariamente coincidenti con le mie. L’arte sta nel non nominare troppo, nel cogliere il cuore di un’esperienza con pochi tratti lasciando molto in ombra, molto ancora da compiersi". Con la sua arte Baliani fa vivere non solo una storia, ma un mondo, senza mai alzarsi da una sedia e lasciando gli spettatori inchiodati alle proprie.

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