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Attualità | 05 gennaio 2025, 07:21

Appunti di storia. Successi, fallimenti e nostalgie di un modello ambivalente di città. Oneglia, Porto Maurizio e dintorni ai confini del reale

Un'analisi della storia della città nel suo primo secolo di vita, dalla fondazione durante il Ventennio fascista alle contraddizioni che ancora oggi ne caratterizzano l'identità

Appunti di storia. Successi, fallimenti e nostalgie di un modello ambivalente di città. Oneglia, Porto Maurizio e dintorni ai confini del reale

Si sa che il Novecento effimero, detto anche il secolo breve, ha fatto gli imperiesi ovvero la città di Imperia che nell'ottobre dello scorso anno ha festeggiato i cento anni dalla sua fondazione. La data di quella fondazione ha coinciso con una stagione turbolenta della storia nazionale che segnava l'inizio del Ventennio fascista. 

E tuttavia Imperia si affermava in sé e comunque, anche al ritorno della democrazia, nonostante le secolari divisioni, anche trasversali, dei due (e più centri cittadini limitrofi) non sempre in rapporti idilliaci tra di essi in considerazione delle diverse dominazioni che ne hanno interessato i percorsi politici nel tempo. Anomalie che se da un lato rivelano ancora oggi contraddizioni percepibili a pelle, dall'altro raccontano di una città sottoposta a trasformazioni antropologiche e sociali che legano il mondo premoderno al paradigma dell'immutabilità storica. 

Quel titolo, cioè Imperia, non restituiva alla sua gente il carattere di una stagione in fermento, anzi testimoniava con mille ambiguità l'immagine di un capitolo che non poteva, e non doveva, somigliare più a nessuno dei precedenti. Più che chiarire, il capitolo che si apriva esasperava i dubbi: quale altra città era ed è simile ad Imperia? Imperia, come Giano bifronte o il centauro Chirone, esprimeva ed esprime quel "sol descendens duplicat umbras" o  modello ambivalente che rinnova lo spettacolo unico di ciò che appare e, al tempo stesso, nasconde le cose che finiscono lontano dagli occhi, quasi non esistessero: una tentazione antica, difficile da correggere. 

Oneglia e Porto Maurizio, infatti, non sempre hanno dato il meglio di sé, stando insieme, ma neanche da separate hanno fatto scintille, salvo che in un certo particolare passato o in un presente ancora frammentario e in cerca di autore. Legate nell'epoca ligure, romana e poi bizantina, longobarda, imperiale e genovese, separate dalla cessione di Oneglia ai Savoia e accorpate nuovamente nell'impero napoleonico e poi dal Congresso di Vienna assegnate al Regno di Sardegna, pur restando ancora divise come nuclei cittadini, Oneglia, Porto Maurizio (e i centri vicini) hanno espresso nel tempo pregi e difetti mai del tutto scomparsi. 

Anche il secolo breve di Imperia è stato dunque prigioniero di pregiudizi, oltre che della frenesia di lasciare gli antichi mestieri e gli entusiasmi primitivi per cedere all'euforia del Boom, in vista di un riscatto che fosse morale prima ancora che economico. Un riscatto che cambiava peraltro pelle, costringendo gli stessi intellettuali locali ad arroccarsi su posizioni di arcadia e segnati da atteggiamenti di snobistica sufficienza, non priva di retaggi campanilistici e provinciali. Eppure, pur inseguendo il detto che l'aria delle città rende liberi, gli imperiesi sono per lo più rimasti a casa loro: non tutti per fortuna hanno cercato altrove la buona sorte, sostituiti presto da altri per nulla autocnoti in un processo che segue movimenti non nuovi da queste parti dal tempo dei fenici, dei greci e via via di altri popoli che qui si insediarono.

Probabilmente Imperia non ha mai avuto etichette o giustificazioni di fuori dell'involontario fastidio classista (nel senso novecentesco del termine) verso orizzonti e forme di progresso che al contrario conteneva ogni presupposto per cambiare alla  radice i presupposti tradizionali. Con i debiti distinguo, infine, si potrebbe dedicare ad Imperia un film dal titolo "Miracolo all'imperiese" con le sue luci e le sue ombre, le sue speranze, le sue nostalgie.

Pierluigi Casalino

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