Sono quasi 3 mila i contratti di lavoro persi in Liguria nel terzo trimestre del 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A certificare il calo è l’Osservatorio del Mercato del Lavoro (Inps) che, nel terzo trimestre 2024, registra l’attivazione di 45.714 contratti di lavoro dipendente nel settore privato contro i 48.454 registrati nel periodo luglio, agosto, settembre 2023 (-2.740 contratti pari al - 5,7%).
“Bisogna interrogarsi a cosa sia dovuto il calo -commenta Maurizio Calà segretario generale Cgil Liguria- e capire come si stanno evolvendo le dinamiche interne ai singoli settori produttivi. Sapendo che le guerre, le crisi economiche internazionali e i nuovi sovranismi continueranno ad incidere pesantemente sull'economia italiana. L'unica cosa che invece non accenna a calare è la precarietà per cui in Liguria, nel settore privato, 9 dipendenti su 10 hanno una forma di contratto precario: stagionale, intermittente, somministrato e via di questo passo. Nessuna di queste forme contrattuali riesce a garantire la piena sussistenza economica, la progettualità per il futuro e la piena realizzazione della persona".
I dati Inps elaborati dal responsabile dell’Ufficio Economico Cgil Genova e Liguria Marco De Silva, mostrano come rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nei primi 9 mesi dell’anno la Liguria ha perso 3.438 assunzioni pari al -2%. Calano le assunzioni a termine e a tempo pieno, quelle delle donne e degli stranieri, quelle nella grande industria e soprattutto nel campo delle attività finanziaria e assicurative. Le uniche tipologie in aumento sono le forme di lavoro precario, come i contratti stagionali (+2,1%), la somministrazione (+0,7%), gli intermittenti (+4,8%).
"Governo e Parlamento -prosegue Calà- continuano a non intervenire sulle condizioni strutturali del mercato del lavoro che registra bassi salari e precarietà dilagante, elementi che condizionano negativamente la vita di lavoratrici e lavoratori. Per la Cgil è necessario cancellare le troppe forme di lavoro precario e procedere con il rinnovo dei contratti che deve garantire un recupero dignitoso del potere d'acquisto. Ma c'è anche necessità di ribaltare le politiche economiche e sociali di questo Governo che, per ultimo con la manovra economica, non interviene sulle vecchie e nuove povertà, che sono in modo rilevante oramai povertà da lavoro, e non abbassa seriamente la pressione fiscale sulle buste paga e sulle pensioni, mentre trova le risorse per continuare a fare sconti e condoni a quelli che le tasse continuano a non pagarle".