La decima lezione del corso ASPI di primo livello è stata un’immersione nel mondo delle bollicine e dei vini speciali insieme al sommelier Stefano Semeria. Parlare di spumanti significa confrontarsi con la precisione della spumantizzazione, un processo che trasforma un vino fermo in uno effervescente.
È una scienza, certo, ma anche una questione di equilibrio. Per diventare spumante, il vino deve raggiungere una pressione di almeno 3,5 bar. Sotto questo limite, si parla di vini frizzanti, più leggeri e meno strutturati. Non si tratta solo di numeri: le bollicine sono un elemento vivo, che amplifica i profumi, la freschezza e la vivacità del vino.
Stefano Semeria ha spiegato i due principali metodi di produzione: il Metodo Classico e il Metodo Martinotti. Il primo, simbolo di tradizione, è il segreto di Champagne, Trento DOC e Franciacorta. Richiede tempo e pazienza, perché le bollicine nascono in bottiglia, durante una lenta rifermentazione. Il secondo, più rapido e moderno, è perfetto per spumanti freschi e fruttati come il Prosecco, dove la rifermentazione avviene in grandi autoclavi.
Non solo bollicine, però. La lezione, definita la più linga del corso, si è spinta oltre, esplorando i vini speciali. Da protagonisti come il Porto e lo Sherry fino ai simboli della nostra tradizione come il Marsala. Il Porto, per esempio, si divide tra Ruby e Tawny, offrendo interpretazioni uniche a seconda dell’invecchiamento. Lo Sherry, invece, deve il suo carattere inconfondibile al particolare strato di lieviti chiamato flor.
La lezione si è conclusa con una degustazione, come sempre, che ha permesso di esplorare ogni tipologia di vino affrontata durante il corso. Dai freschi spumanti passando per i complessi vini liquorosi come Sherry e Marsala. Non sono mancati anche i passiti, con i loro intensi sentori di frutta appassita e miele, e i vini aromatizzati, capaci di sorprendere con bouquet speziati e note amaricanti.