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Attualità | 08 dicembre 2024, 07:07

Appunti di storia. L'eredità del culto e del mito della dea Diana

Nelle vallate del dianese e nelle zone limitrofe da Andora a Porto Maurizio

Appunti di storia. L'eredità del culto e del mito della dea Diana

Se le colonie greche della Focide si estesero lungo il Mediterraneo occidentale fino Marsiglia e oltre, comprendendo altri centri comunque di origine ligure come Antibo (Antibes), Nikaia (Nizza) e le attuali Diano Marina e Andora, anche la zona delle future Oneglia e Porto Maurizio videro insediamenti focesi che contribuirono alla diffusione, tra l'altro, anche del culto della dea Diana soprattutto alle spalle di Capo Berta, riprendendo la venerazione di analoghe divinità italiche e celtiche, già presenti in qualche modo presso le genti liguri. In realtà furono poi i Romani ad ufficializzare tali nuovi culti e le stesse narrazioni dei miti dell'Ellade. 

Circostanza che i conquistatori romani mutuarono facilmente e in particolare, d'altra parte, dai greci approdatil su queste coste. I liguri, dal canto loro, erano un popolo che divideva le proprie attività tra pace e guerra e la caccia non era certo tra le arti meno praticate da chi, secondo una leggenda comune ai greci e agli italici, aveva sfidato Ercole. 

L' area da Andora a Porto Maurizio era in realtà dedicata anticamente al dio celtico Borman, divinità dei boschi, che significava l'importanza che la folta vegetazione che ricopriva il territorio rappresentava per gli abitanti del luogo.

Il culto di Diana cacciatrice sostituiva, ma, in un certo senso, riprendeva quello di Borman a cui si sovrapponeva, tant'è che i Romani chiamarono la zona Lucus Bormani

Così che il dio Borman era raffigurato appunto coperto di foglie, fiori, frutti e rami. Tutti i paesi dell'arco territoriale da Andora a Cervo (che era  l'animale sacro a Diana), all'intero Dianese e infine al golfo onegliese e portorino si ritenevano dunque sacri a Diana, detta anche Cinzia per la sua identificazione con la Luna, un'identificazione che nel periodo delle prime comunità cristiane si riferirà alla figura di Maria, Madre di Gesù

Nell'incanto del terso mare ligure si specchiava dunque la luce e lo spirito degli dei dell'Antichità, quello spirito di Roma (che qui trovo' eco profonda) e della sua regalità e maestà che Rutilio Namaziano, l'ultimo grande vate della Classicità, canterà nel suo De Reditu passando lungo questo litorale. 

La suggestione del mito di Diana (e di suo fratello Apollo) resterà per molto tempo collegato ai sentimenti popolari di queste terre fino a fondersi e a trasfigurarsi prima nel culto di Mitra (di cui si sono rinvenute tracce  in tutto il Ponente ligure) e infine (e finalmente) e nell'ormai trionfante messaggio cristiano.
 

Pierluigi Casalino

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