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io_viaggio_leggero | 07 dicembre 2024, 07:00

Malesia per caso, un viaggio fortunato: intervista a Chiara

In questa rubrica troverete interviste a viaggiatori, esperienze vissute in prima persona lontano dal turismo di massa. Luoghi da scoprire, avventure emozionanti, e storie di vita. Se hai un viaggio da raccontare… scrivi a : ioviaggioleggero@gmail.com

Chiara, biologa di 37 anni, lavora nel controllo qualità in un’azienda ligure del settore oleario. Grande appassionata di cucina, ama sperimentare e assaggiare ogni sapore che incontra.

Dove ci porti?

Oggi vi parlo della Malesia. E’ stato per me un viaggio di svolta, un’esperienza che ha segnato profondamente il mio modo di vivere il mondo. Era la prima esperienza completamente in solitaria, un’avventura che ho organizzato senza chiedere consigli, armata solo di una guida turistica e di tanta curiosità. Il pretesto per partire è arrivato da un’opportunità inattesa: mentre ero impegnata nel mio dottorato di ricerca nel 2016, ho partecipato ad una “application” dove in palio c’era la partecipazione ad un un congresso. Inaspettatamente, mi sono ritrovata con un biglietto aereo pagato per Singapore. Tuttavia, dentro di me sapevo che non mi sarei accontentata; la Malesia, con i suoi paesaggi affascinanti e le sue culture intrecciate, era lì, pronta ad accogliermi.

Raccontaci?

La mia avventura è cominciata a Georgetown, con i suoi murales colorati e le strade dall’atmosfera coloniale. Da lì, sono volata a Kuching, nel Borneo Malese, per seguire il richiamo della mia passione per la biologia. Il vero obiettivo era vedere le meraviglie della fauna locale, ed entrare in contatto con la popolazione.

Un incontro speciale ?

È stato qui che ho incontrato Eric e sua moglie Annie, due cinesi ottantenni che gestivano una Guest house semplice ma piena di umanità. La sera, tornata dalle mie esplorazioni, mi accoglievano con un sorriso e un’ottima cena. Eric mi chiamava “la ragazza fortunata nella sua vacanza fortunata”, perché, spesso, neppure i locali avevano la buona sorte di vivere: avvistamenti di scimmie, coccodrilli e persino l’imprevedibile bellezza delle giornate senza pioggia. Le nostre serate finivano: seduti sul tappeto, raccontandoci le nostre vite, e confrontandoci su quanto fosse immenso il mondo e piccoli i nostri confini. Un luogo speciale per me è stato il giardino di casa loro. Annie, con una cura meticolosa e quasi religiosa, mi mostrava le sue piante tropicali, tra cui una palma di cui era particolarmente orgogliosa. Passeggiare con lei in quel piccolo angolo di paradiso, era diventato un rituale di intimità inaspettata.

La fauna ?

La visita al “Centro di riabilitazione degli oranghi" è stata un’esperienza unica e commovente. Questi animali non sono solo simboli viventi della straordinaria biodiversità del Borneo, ma anche delle sfide che l’uomo e la natura affrontano per convivere. Mi hanno spiegato che qui si recuperano oranghi salvati dalla deforestazione, dal bracconaggio o da famiglie che li tenevano come animali domestici. Li ho osservati, mentre si allenavano per imparare a cavarsela da soli. Non dimenticherò mai, la scena di un piccolo orango orfano che cercava timidamente di scalare un albero, sotto lo sguardo attento dei ranger. Era goffo ma determinato, e in quei gesti ho visto riflessa la nostra stessa lotta umana per imparare a crescere. E poi c’era il maschio dominante, imponente e maestoso: quando è apparso sulla passerella, tutti ci siamo fermati in silenzio, come se avessimo di fronte una divinità della foresta. La sua forza era palpabile, ma negli occhi c’era una profondità che trasmetteva anche la sua vulnerabilità. Più tardi, una ranger mi ha confidato che molti di questi animali, nonostante gli sforzi, non riusciranno mai a tornare alla totale libertà. La loro storia, però, è anche una testimonianza di speranza: ogni orango salvato è una vittoria, contro le ingiustizie inflitte alla natura dall’uomo. Poi vederli muoversi tra gli alberi del centro riabilitativo, anche solo per un breve momento, mi ha dato la sensazione che, forse, possiamo ancora fare qualcosa per il nostro pianeta.

La cucina Malese ?

Devo dire che mi ha affascinato molto, ed è stato lo specchio perfetto della cultura del paese: influenze cinesi, indiane e arabe che si intrecciano meravigliosamente. Tra i piatti che mi hanno conquistata c’è il Sarawak Laksa, una zuppa di curry piccante con gamberi, dal sapore intenso e irresistibile. Rispetto ad altre cucine asiatiche, quella malese mi è sembrata un’esplosione di contrasti armoniosi.

Un ricordo particolare ?

Un giorno mi avevano consigliato di visitare “La Grotta dei Pipistrelli”, a poca distanza da Kuching, facilmente raggiungibile in autobus. Quando sono arrivata, ero l’unica turista e il tempo non era dei migliori. L’ingresso era davvero economico e, mentre mi aggiravo nella grotta, mi sono sentita immersa in un’esperienza unica, circondata da un’atmosfera gotica e privata. Alla fine del giro, è arrivata la pioggia, l’unica che ho incontrato durante l’intero viaggio. Dell’autobus nessuna traccia, quindi ho deciso di camminare verso la stazione. Mentre percorrevo la strada  bagnata da capo a piedi , una coppia di sorelle si è fermata con il loro SUV e, in perfetto inglese, mi ha chiesto se avessi bisogno di un passaggio. Molto gentili mi hanno anche offerto dell’acqua, tranquillizzandomi sul fatto che fosse sigillata e sicura. Dopo una breve corsa in auto e quattro chicchere amichevoli, mi hanno lasciato a destinazione. Un popolo dall’ospitalità disarmante!

Tutto merito del caso ?

Guardando indietro, mi rendo conto che nulla è stato davvero casuale. Ogni incontro, ogni luogo e ogni emozione vissuta sembravano parte di un percorso scritto apposta per me. La Malesia non è stato solo un viaggio geografico, ma un viaggio intimo. Una scoperta di me stessa, delle mie capacità. La bellezza di un mondo che si apre, quando si ha il coraggio di esplorarlo con occhi curiosi.

Come si conclude  l’avventura?

In autobus da Malacca a Singapore. Non sapevo che avrei dovuto attraversare la frontiera a piedi, rischiando di perdere il mio mezzo. Ma anche qui la fortuna mi ha sorriso: sono riuscita a superare i lunghi controlli, in tempo per risalire sullo stesso bus. Lì ho conosciuto una donna che mi ha offerto il suo aiuto, ero rimasta anche senza contanti. Una volta arrivate, ha persino pagato il taxi per accompagnarmi a destinazione e mi ha invitata a cena. Era come se l’Asia mi restituisse tutto il coraggio che avevo avuto nel partire da sola, mostrandomi come gli incontri occasionali possano essere ricchi di umanità.

Un viaggio “nel cassetto”?

Mi affascina l’idea di andare nel Sichuan, una regione della Cina davvero unica. È un posto lontano dalle rotte turistiche più battute, e offre un paesaggio completamente diverso, più selvaggio e incontaminato. E’ nota per i “panda giganti” e per la sua cucina piccante. La vastità geografica e la bassissima densità abitativa sono un contrasto che mi incuriosisce molto, trattandosi di una “Provincia Cinese”.

IN & OUT  MALESIA

Porta con te

  • Il Repellente per gli insetti
  • Un cappello
  • Te stesso

Lascia a casa

  • Il piumino
  • I pantaloni corti
  • La diffidenza

Valutazione : 4 zaini

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5 zaini (vale più di un viaggio)

Marco Di Masci

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