Sono 1.698 i casi di peste suina africana in Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta. Il dato è stato diffuso dall’Istituto Zooprofilattico interregionale.
La situazione, seppur sotto controllo, continua a richiedere attenzione per prevenire ulteriori propagazioni della malattia, che rappresenta una grave minaccia per l’ecosistema e l’industria suinicola. Nel dettaglio i casi si distribuiscono in Liguria con 1.033 casi totali, con una nuova positività registrata nel comune di Varese Ligure, in provincia di La Spezia, dove i casi salgono a 15. Il totale regionale rimane invariato rispetto al bollettino precedente a causa della derubricazione di un caso ad Albenga, classificato come di provenienza incerta poiché relativo al ritrovamento di un cinghiale spiaggiato.
In Piemonte i casi totali sono 665 senza nuove positività registrate nell’ultima settimana. Il numero di comuni interessati rimane stabile a 164. Nei nove focolai finora rilevati negli allevamenti suinicoli delle due regioni non si segnalano variazioni rispetto ai report precedenti. Tornando all’osservatorio ligure un dettaglio interessante riguarda il caso di Albenga escluso dal conteggio ufficiale poiché il cinghiale ritrovato sulle spiagge del comune è stato classificato come di origine incerta. La Commissione Europea ha stabilito che non fosse possibile attribuirlo a una località specifica, motivo per cui è stato rimosso dalla statistica ufficiale.
La diffusione della della peste suina africana tra i cinghiali evidenzia la necessità di mantenere alta la vigilanza, soprattutto in Liguria, dove la presenza di positività in aree nuove, come Varese Ligure, indica che il virus è ancora attivo. Al contrario, la stabilità registrata in Piemonte potrebbe essere un segnale incoraggiante, frutto delle misure di contenimento adottate. La peste suina africana è una malattia altamente contagiosa e letale per i suini, ma non rappresenta un pericolo per l’uomo. Tuttavia, il rischio economico per l’industria suinicola è significativo. Per questo motivo, le autorità continuano a raccomandare il rafforzamento dei controlli sugli allevamenti e sulla fauna selvatica; la sensibilizzazione della popolazione, in particolare cacciatori e allevatori, per segnalare tempestivamente eventuali ritrovamenti di carcasse di cinghiali. Importante anche l’attività del coordinamento interregionale per garantire un’azione efficace e uniforme sul territorio.