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Attualità | 10 ottobre 2024, 07:45

La Storia/ Dal Ballo in Maschera a Lastrico: le origini teatrali di Porto Maurizio dove tutto ebbe inizio

Il racconto di Francesco Vatteone tra personaggi celebri e aneddoti che hanno frequentato il Cavour

La Storia/ Dal Ballo in Maschera a Lastrico: le origini teatrali di Porto Maurizio dove tutto ebbe inizio

Dal Ballo in Maschera a Lastrico. La storia delle origini teatrali di Porto Maurizio ebbe origine agli inizi del 1800. Dopo il primo teatro che aveva sede nell’antico Magazzino dell’Abbondanza, sempre sul Parasio, in piazza Lunghetta, l’attuale piazzetta dottor Raineri,  nacque il teatro diurno di forma ovale con platea, palchetti e due gallerie  inaugurato il 16 agosto del 1861 con il Saul di Vittorio Alfieri.

Il terremoto del 1887 fece di quel locale una delle sue vittime più illustri radendolo al suolo la mattina del 23 febbraio. Il Comune di Porto Maurizio, città che dal luglio del 1861 era diventata il capoluogo della nuova Provincia omonima, decise di costruire un nuovo teatro sostenendone interamente le spese senza ricorrere all’aiuto di sottoscrittori privati. Nel luglio del 1862 fu approvato con voto unanime del Consiglio Comunale il progetto predisposto dall’architetto Nicolò Arnaldi di Sampierdarena e i lavori vennero affidati all’impresa Bossetti. Il consigliere Rambaldi, futuro sindaco, suggerì all’assemblea di intitolare il teatro a Camillo Benso Conte di Cavour, proposta che fu accettata alla unanimità. 

Sempre su indicazione del Rambaldi venne incaricato il pittore locale Leonardo Massabò della realizzazione di un sipario di proscenio lasciando all’esimio artista la più ampia libertà in merito al soggetto da rappresentare. Il pittore Bruni di Civezza accettò di affrescare il soffitto della platea mentre ancora il Massabò si impegnò a decorare anche la sala grande del Ridotto, mentre allo scenografo genovese Costantino Dentone fu affidato l’incarico di scenari e quinte oltre al “comodino” il secondo sipario di servizio.

Così scriveva il cronista Nelusko, il 21 dicembre 1871 sul giornale locale “l’Unione” parlando dell’apertura del nuovo teatro:
La prima è fissata per sabato 23 dicembre con Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi. In apertura di serata verrà eseguita la grande sinfonia da I vespri siciliani. Direttore sarà il giovane Alessandro Pomé. Lo spettacolo inizierà alle 7 e mezza precise e la sala sarà aperta al pubblico alle 6 e mezza. Nel teatro è rigorosamente proibito fumare e anche nell’atrio essendo per ciò aperto il caffè unito al medesimo”.

La sera della prima l’orchestra era composta sia da professionisti che da dilettanti locali: tra questi ultimi c’era anche in veste di clarinettista il sindaco Carlo Rambaldiu sciù Carlottu” e quello strumento è oggi conservato nel Museo (visitabile) che il Circolo Amici della Lirica ha allestito nelle sale adiacenti il Ridotto gentilmente concesse dall’amministrazione comunale e dove ha sede da oltre cinquanta anni anche il Circolo stesso.

Il teatro aveva un’ampia sala, 60 palchi divisi su tre piani e un loggione, “la piccionaia”,  a cui si accedeva dal lato nord dell’edificio (oggi via Massabò) con due ingressi e relativa biglietteria. Il bel sipario del Massabò, che da tempo si trovava inutilizzato, sapientemente rimesso a nuovo venne riproposto alla cittadinanza imperiese in tutto il suo splendore la sera del 21 ottobre 1993 prima dell’inizio della rappresentazione dell’opera L’italiana in Algeri di Rossini.  Dopo lavori di restauro l’attività riprese giungendo alla fine del 1800 quando toccò all’opera Bohème di Puccini, primo lavoro del maestro rappresentato al Cavour, traghettare i numerosi abituali frequentatori la sera del 31 dicembre 1899 dal XIX al XX secolo.

Con il 1900 e sino alla nascita di Imperia avvenuta il 21 ottobre 1923, palazzo Cavour non fu solo sede di avvenimenti artistici, ma accolse anche gran parte degli uffici comunali compreso quello del sindaco, tutti sistemati al primo piano dello stabile che diventò in tal modo la nuova sede del Municipio.
Grandissimi attori, cantanti, artisti del varietà, compagnie dialettali come quella di Gilberto Govi calcarono il palcoscenico del teatro che ospitò anche il 28 marzo del 1943 il grande clown Grock, imperiese di adozione, suscitando tra il numerosissimo pubblico accorso ad applaudirlo un entusiasmo incontenibile.
Nel corso della seduta del Consiglio Comunale del 6 maggio 1950 venne approvata la trasformazione completa del teatro: si trattò, a mio avviso, di una vera e propria condanna a morte  per il vecchio glorioso Cavour.

L’attività del teatro è proseguita sino al 1983 quando venne nuovamente chiuso, riaprendo dopo sette anni l’8 dicembre del 1990. Una nuova chiusura si verificò nel luglio del 2015 quando il teatro venne dichiarato  inagibile.
Ed eccoci giunti ai giorni nostri, quando, dopo ben nove anni, il teatro Cavour riapre in tutto il suo splendore con il nostro migliore augurio di un futuro sereno e ricco di soddisfazioni per chi lo condurrà e per la cittadinanza imperiese che lo ha sempre amato e che era ansiosa di poterlo finalmente rivivere.

Francesco Vatteone

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