Nonostante il derby mancasse da un po', visto il giorno, infrasettimanale, l'orario, le cinque del pomeriggio, e la giornata insolitamente fredda e piovosa, sembravano esserci tutte le condizioni perché la sfida di serie D tra Imperia e Sanremese si disputasse davanti a pochi intimi.
E invece nel vecchio catino del 'Nino Ciccione' c'erano più di mille persone. Appassionati storici e giovani matricole hanno affollato la storica tribuna e la gradinata nord, sede del tifo più caldo. Nei gradoni abbiamo intravisto, oltre a una gioventù multietnica, arrivare, forse dopo aver chiuso di corsa l'ufficio, l'avvocato e il commercialista, il muratore ancora con le scarpe antinfortunistiche, l'operaio, il commerciante che ha abbassato anzitempo la serranda.
C'erano pure i politici, di tutte le fedi. In tribuna l'ex presidente della Provincia Domenico Abbo a fianco dei consiglieri comunali Motosso, La Monica e Savioli o il già vicesindaco Luca Lanteri. In curva, con la vecchia guardia ultras, l'ex sindaco Paolo Strescino e l'ex presidente d'amministrazione provinciale Fabio Natta. Ma forse ce n'erano altri.
Poi gente del Dianese e delle valli. Una partecipazione collettiva, intergenerazionale e interclassista, quasi come accadeva ai tempi della grande Imperia.
Tutti allegri e sorridenti, come non capita spesso di vedere. Forse il segno di una città attaccata alle sue, invero poche, tradizioni identitarie. Una città che ignora il suo Santo e che tifa, allegra, la sua Imperia.
Una squadra che è nata prima della città e che, chissà, forse ne costituisce ancora il suo più forte baluardo.