“Registriamo un incremento dell’ansia generalizzata tra i giovani -conferma il dottor Roberto Ravera, direttore della struttura complessa di psicologia dell’Asl1 Imperiese- Il mondo degli adolescenti sembra diviso in due ceppi, quelli che hanno interessi e obiettivi, hanno risorse interne che permettono loro di andare avanti, e poi un altro serbatoio con una grande vulnerabilità e fragilità”.
La fase particolarmente delicata della vita costituisce il contesto in cui si manifestano questi disagi: “L’adolescenza è una delle epoche più difficili di tutto il ciclo umano, è il momento in cui si abbandona l’infanzia e si inizia affrontare il mondo nella sua complessità". All’aspetto clinico si aggiunge una condizione di incertezza propria del momento storico in cui viviamo, con un mondo profondamente segnato dalla pandemia e condizionato da due guerre alle porte dell’Europa.
Ad accentuare il disagio contribuiscono anche le aspettative, a volte esagerate, della famiglia: “Spesso i genitori trasmettono una sensazione di competitività, con il risultato che chi non ce la fa sviluppa meccanismi di difesa come il consumo di sostanze o il ritiro sociale”. Molte volte non si tratta di “patologie”, ma difficoltà passeggere e diventano, così, indispensabili la prevenzione e il supporto : “La maggior parte degli adolescenti attraversa un momento di crisi, ma se sono aiutati è facile che si lascino questo periodo alle spalle”.
Al ruolo dei genitori si affianca quello di figure esterne al nucleo famigliare e in particolare quello degli insegnanti: “Nell’adolescenza i ragazzi non hanno bisogno solamente della famiglia, ma anche di buoni maestri ed educatori, punti di riferimento che spesso fanno fatica a riconoscere". La scuola acquisisce un ruolo determinante, e i docenti diventano delle guide: "I genitori mandano i propri figli a scuola affinché vengano istruiti ed educati, ma non collaborano a sufficienza con gli insegnati per l'aspetto dell’educazione. Spesso vivono l’insegnante come qualcuno che non coopera al successo dei figli e finiscono così per creare un rapporto ostile. I ragazzi, invece, hanno bisogno di sentire l'autorevolezza delle figure adulte, quando questo non avviene si crea un senso di insicurezza, come se si fosse su autobus, ma senza fidarsi del conducente", conclude Ravera.