Forse Luigi Nigro se ne è andato nell’elemento che ha sempre amato: il mare. Ma forse per un pescatore dilettante essere trascinato in fondo al blu da un tonno o da un pesce spada anche in questo caso forse più grande e grosso di lui non era nei suoi desideri più appaganti.
Ma probabilmente è andata proprio così perché è l’unica logica spiegazione per la scomparsa di Nigro, salpato l’altro giorno dal bacino portorino per soddisfare la sua passione per la pesca. “Credo sia l’unica spiegazione possibile – afferma Guido Ascheri, presidente dell’Associazione Stella Maris di cui Nigro era socio – Devo pensare che abbia preso all’amo un grosso tonno o un pesce spada e nello sforzo e nella fatica di recuperarlo abbi avuto un malore”.
Un mancamento che gli sarebbe stato fatale. “Anche in questo caso è soltanto possibile fare supposizioni – prosegue Ascheri – Devo supporre che avesse la sua cintura da pesca collegata con il classico moschettone al mulinello della canna: aveva 60 anni, non giovanissimo ma giovanile, credo che il malore gli abbia tolto le forze e causato la sua caduta in mare”.
Da quattro anni era socio del sodalizio portorino e, con la sua pilotina da 5 metri e mezzo, frequentare un’area marina a 3 miglia da Capo Mele dove, appunto, è stata ritrovata la sua imbarcazione che navigava con il motore in funzione e senza una delle canne di cui era dotata. “Mi dispiace non dover più vedere un grande appassionato – e mi dispiace assai che sia andato in battuta di pesca da solo come è sempre sconsigliabile e sono addolorato anche per sua moglie che lo aspettava e lo aspetta ancora a casa”.