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Sanità | 24 agosto 2024, 09:00

Il codice evolutivo nascosto nel gruppo sanguigno

I consigli di Nutrigenomica di Simona Oberto

Il codice evolutivo nascosto nel gruppo sanguigno

Molto spesso nei miei articoli vi ho parlato del Microbiota. Esso è l’insieme delle popolazioni che rappresentano un fantastico esempio di simbiosi con numerosi equilibri dinamici che possono influenzare notevolmente il nostro stato di salute. Questi microrganismi non colonizzano solo le mucose intestinali, ma tutte le superfici del corpo esposte all'ambiente, come la cute, la vagina, le vie aeree e tutto il tubo digerente dalla bocca alle parti terminali dell'intestino. Batteri, virus e funghi vivono in una sorta di reciproco aiuto.

Questo equilibrio che potremmo definire “mutualistico” è utile alla specie umana ai fini della salute globale. Ogni persona possiede un proprio peculiare assetto del gut microbiota, anche se alcuni ceppi delle diverse centinaia di specie batteriche sono comuni alla maggior parte degli esseri umani. Sono sempre più numerosi gli studi che dimostrano il coinvolgimento del microbiota intestinale in processi infiammatori, neurologici e neoplastici. Il suo ruolo è stato ampiamente dimostrato. Le dinamiche non sono però le stesse per tutti, suggerendo un coinvolgimento della componente genetica che, assieme a fattori esterni quali dieta e stile di vita, influenzano pesantemente la nostra salute e la risposta ai trattamenti. Ma negli ultimi decenni un altro fattore ha attirato l’attenzione di studiosi e scienziati in merito all’argomento: il gruppo sanguigno di appartenenza. 

 Il gruppo sanguigno è una componente ereditaria ed è identificato in base agli antigeni presenti sulla superficie dei globuli rossi. Tra i 38 sistemi di classificazione, il sistema AB0 (ABzero) è sicuramente il più comune, andando a individuare quattro possibili gruppi sanguigni: A, B, AB e 0. Oltre agli antigeni, i gruppi sanguigni si differenziano per la presenza di anticorpi contro gli antigeni non presenti che ne determina il cosiddetto “rigetto” o, di contro, la compatibilità trasfusionale. I quattro gruppi sanguigni si sono evoluti dal gruppo 0 al gruppo A, quindi al B e al AB, parallelamente all'evoluzione della specie umana, ogni fase della quale ha rappresentato un insieme diverso di sfide ambientali e alimentari. Molti studiosi sostengono che la conoscenza del proprio gruppo sanguigno possa essere un elemento utile per comprendere come il sistema immunitario reagisce a particolari alimenti e malattie, così da massimizzare il potenziale di salute e di vitalità energetica. Per fare chiarezza, come sempre, dobbiamo fare un passo indietro nel tempo, questa volta di circa 50 mila anni con la comparsa dei primi ominidi. 

Essi erano cacciatori e la loro dieta era ricca di proteine animali. Con loro nasce il gruppo sanguigno 0. I nostri progenitori, non avendo altri predatori naturali sopra di loro, avevano avuto un enorme aumento numerico, il che aveva causato un esaurimento dei territori di caccia. Questo fatto aveva costretto la popolazione a migrare dalla terra originaria d'Africa, tanto che nel 20 mila a.C. aveva colonizzato i territori dell'Europa e dell'Asia fino all’Australia e alle Americhe. Con il passare del tempo, rivalità, guerre, migrazioni e soprattutto scarsità delle riserve alimentari potrebbero aver spinto i nostri antenati verso una dieta più onnivora, comprendente bacche, frutta secca, larve, radici e piccoli insetti. Il cambiamento di nutrizione avvenuto man mano tra i 20 mila e 15 mila anni a.C. nell'Europa occidentale fece sì che si impose un nuovo e prevalente gruppo sanguigno: il gruppo A. 

La lettera A sta per agricoltore e allude all'avvento dei coltivatori/allevatori che coltivavano cereali e addomesticavano gli animali. I cambiamenti ambientali e comportamentali che portarono gli uomini a collaborare nell’ambito di comunità si sono accompagnati a un corrispondente cambiamento del sistema digerente e immunitario che, del tutto nuovo, era capace di sostenere l'adattamento dell'uomo, rendendolo più resistente a malattie e capace di digerire un nuovo cibo come i cereali. Il tipo A si impose rapidamente sul gruppo 0 soprattutto nell'Europa occidentale, dove tuttora si concentra principalmente. Un'altra mutazione ebbe luogo sugli altopiani himalayani tra 15 mila e 10 mila anni prima di Cristo con la nascita del gruppo B, il gruppo tipico delle grandi tribù delle steppe: le tribù caucasiche e mongoliche. Essendo popolazioni dedite alla pastorizia seguivano una dieta più nomadica di quella delle popolazioni dell'Europa Occidentale, comprendente cioè carne e latticini ottenuti dagli animali allevati. Ben presto, il gruppo B si diffuse in tutta l'Asia e penetrò nell'Europa orientale.

 La lettera B sta per “balance” (equilibrio in inglese) e si riferisce a una dieta mista vegetariana e carnivora, una via di mezzo fra quelle del gruppo 0 e del gruppo A. Per ultimo fa la sua comparsa il gruppo AB che potremmo definire un “fenomeno moderno”, in quanto emerso all’incirca solo negli ultimi dodici secoli. Esso rappresenta un'evoluzione assai recente cui fa capo meno del 5% della popolazione mondiale. Il suo sviluppo viene ricondotto al momento in cui i guerrieri nomadi (gruppo B) invasero i territori del caduto Impero Romano. Ne nacque un gruppo sanguigno sfaccettato e complesso. Vedete come ancora una volta l’ambiente e lo stile di vita influenzano il nostro corredo genetico, ma anche il nostro sistema digerente e la nostra alimentazione, a tal punto che ci sono persone che sono programmate per trarre maggiore vantaggio da una alimentazione altamente proteica, altre da una dieta più ricca di carboidrati. Alcuni di noi hanno un maggiore fabbisogno di vitamina B12, altri di zinco o di acidi grassi a catena corta.

 Alcune persone presentano una mutazione genetica ereditaria che aumenta la predisposizione all'accumulo di determinate sostanze o alla presenza di cellule “obesogene”, mentre in altri soggetti gli enzimi, deputati alla conversione, sono scarsamente efficienti. Insomma, ognuno ha la sua “individuabilità biochimica”, conferita anche dal gruppo sanguigno. Il gruppo sanguigno rappresenta una sorta di modello del sistema immunitario. Le cellule di ogni individuo sono caratterizzate da un antigene grazie al quale il sistema immunitario distingue le cellule appartenenti all'organismo da quelle estranee. Il sistema immunitario produce armi (anticorpi) per combattere tutto ciò che non appartiene all'organismo stesso, per esempio i virus, ma produce anche anticorpi volti a distruggere i gruppi sanguigni diversi dal proprio. Un individuo di gruppo sanguigno A per esempio possiede anticorpi contro le cellule del gruppo 0 e del gruppo B. 

I soggetti di gruppo AB al contrario non possiedono anticorpi nei confronti dei gruppi 0, A e B e pertanto possono ricevere il sangue di qualunque gruppo sanguigno, ma non possono donarlo a chi ha un gruppo diverso. Insomma il nostro organismo è programmato per attaccare tutto ciò che considera “non self” (estraneo). Il cibo è il principale veicolo che può trasportare materiale estraneo all’interno del nostro corpo. Ecco perché, per la sopravvivenza, è di fondamentale importanza che il sistema immunitario reagisca in modo opportuno al cibo ingerito. Non è un caso che le cellule immunitarie siano particolarmente numerose nelle sotto mucose dell’apparato gastrointestinale, dove la loro attività si concentra più che in ogni altra parte del corpo. 

Ogni gruppo sanguigno predispone il sistema immunitario a tollerare i diversi tipi di alimenti che costituivano la maggior parte della dieta dei nostri progenitori dell’epoca preistorica. Per questo motivo un soggetto di gruppo A ha più probabilità di reagire negativamente ai latticini, alimento base del nomade di gruppo B o a una dieta con elevata percentuale di carne, l'alimento base del gruppo 0. Il gruppo sanguigno non riflette solo le predisposizioni alimentari degli individui, ma anche l'unicità del loro metabolismo e offre pertanto possibili indizi sulla personalità e sul rischio di sviluppare particolari malattie e le possibilità di guarigione. Sicuramente c'è ancora tanto da studiare riguardo ai misteri del codice evolutivo nascosto nel gruppo sanguigno e del suo significato in termini di alimentazione e di stile di vita ideali. Detto ciò non dobbiamo dimenticarci che l'unicità di ognuno di noi e di gran lunga superiore a quella del gruppo sanguigno. Inoltre, non possiamo non tenere conto del fatto che l’ecosistema e i cibi sono cambiati, a volte, completamente stravolti. 

Nell'età della pietra gli individui di gruppo sanguigno 0 avevano a disposizione carne di animali non esposti a contaminanti chimici in grado di alterare gli equilibri ormonali e stimolare eccessivamente lo sviluppo cellulare. I nostri progenitori non si cibavano di farine raffinate, prive di proteine qualitative, di antiossidanti, vitamina E, vitamine del Gruppo B, fibre e sali minerali. Farine con un indice glicemico molto alto, per la sola presenza di amido, favorente obesità e diabete. Anche se viviamo in una società molto avanzata dal punto di vista della tecnologia, noi conserviamo la costituzione genetica dei nostri antenati dell'età della pietra e questo aspetto è una delle motivazioni per cui stiamo vivendo una sorta di “discrepanza evolutiva”, vale a dire una incapacità biologica ad adattarci all'ambiente in cui viviamo, compreso il “nuovo” cibo. Il cibo processato (conservato) molte volte è addizionato di sostanze chimiche e non contiene le giuste informazioni. Potremmo dire che parla un linguaggio che il nostro organismo non riconosce. 

Questa mancata comunicazione tra nutrienti e cellule ha dato il via a un progressivo ed inevitabile processo di disequilibrio molecolare, alla base di tutte le patologie cronico degenerative! Forse in un futuro sarà possibile determinare il fabbisogno nutrizionale del singolo individuo sulla base del corredo genetico, del microbiota, del gruppo sanguigno, dello stile di vita e dell'ambiente, ma perché questo possa avvenire occorre recuperare una coscienza che metta la salute dell’uomo al primo posto, nel rispetto dell’ambiente in cui viviamo.

Redazione

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