In questi giorni, buona parte dei Media occidentali, con in testa i nostri maggiori nazionali, esaltano l'offensiva che unità ucraine stanno conducendo in territorio russo nell'area di Kursk, questa volta non solo con droni, ma anche con truppe di terra, che sono penetrate per una decina di chilometri oltre il confine. Un'avanzata che viene descritta come inarrestabile, perlomeno sino ad ora, con tanto di prigionieri, distruzioni e presunti obiettivi in profondità di valenza strategica, come la centrale di transito di Sudzha, importante per le condotte che portano il gas russo all'Europa.
E' stato più volte rimarcato che questa guerra verrà ricordata anche per lo scontro, senza esclusione di colpi, della propaganda, che non è stata animata solo dai contendenti, ma anche dai loro Alleati, Partners o semplici tifosi, che non hanno lesinato di fornire il loro contributo, senza alcun pudore verso la verità.
Pertanto, cercando di smarcarsi da questo malefico trend, si può provare ad esaminare i fatti e a trarre qualche conclusione, per quanto possibile in questo contesto che, molto probabilmente, solo Russi e Ucraini conoscono veramente a fondo.
Intanto, bisogna evidenziare che questo attacco alla Federazione Russa è stata un'iniziativa esclusivamente ucraina, decisa e pianificata da Zelensky, senza informare e tanto meno consultarsi neanche con gli Stati Uniti, che non hanno ovviamente esternato apertamente il loro disappunto, ma non hanno di certo accolto con entusiasmo questo attacco, che considerano come un grosso fattore di rischio escalation. Da notare che la NATO, allineata alla scia americana, è stata sinora silente, mentre una sconsiderata, o quantomeno imprudente Unione Europea ha immediatamente elargito il suo plauso, ribadendo la legittimità ucraina di poter utilizzare le armi ricevute anche in territorio russo. Una posizione che non ha trovato il consenso del nostro Ministro della Difesa Crosetto, che ha opportunamente precisato che le armi italiane non possono essere utilizzate con funzioni offensive e che “l'attacco ad uno Stato sovrano, sul suo territorio, è sbagliato e condannabile in generale, chiunque lo faccia, anche in una situazione teoricamente giustificabile come questa”. Anche la Cina, che viene generalmente indicata, anche dallo stesso Zelensky, come il più autorevole riferimento per un eventuale percorso verso un cessate il fuoco, ha espresso tutto il suo disappunto e la sua convinzione che tale iniziativa ucraina costituisca una mina per l'avvio di un processo di pace
Pertanto, a parte qualche eccezione, questo attacco ucraino, oltre a sorprendere un po' tutti, Russi compresi, ha destato perplessità e preoccupazione, quindi non gode dei favori internazionali, a parte quelli della UE (ma non di tutti i Paesi europei) che, militarmente è ininfluente. E' possibile che Zelensky non abbia messo in conto una reazione del genere? Appare improbabile. Ma allora perchè l'ha fatto?
Di motivazioni se ne possono trovare molte e di diversa natura, ma probabilmente ciò che ha spinto l'Ucraina ad attaccare è un mix di tutte quante.
Sotto l'aspetto puramente tecnico-militare, si può dire che l'azione non ha una grande valenza, in quanto le forze utilizzate sono relativamente esigue (al massimo un migliaio di uomini, con qualche decina di blindati e carri), ha potuto godere di un completo ed efficace “effetto sorpresa” e ha trovato di fronte unità russe della polizia di frontiera e di riservisti. In un contesto del genere, è pressoché normale che lo slancio iniziale abbia portato gli Ucraini all'interno del territorio nemico con successo, anche se poi la reazione russa, con bombardamenti e lancio di missili ha rallentato e fermato l'avanzata, come tendono ad evidenziare i report russi i quali, al contrario di quelli ucraini, sono dettagliatissimi.
Rilevante il fatto che gli Ucraini hanno impiegato tra le migliori truppe di fanteria, dotate di mezzi e armamenti occidentali, come dimostrano anche le immagini di blindati distrutti di fabbricazione americana e canadese. Forze che, secondo molti analisti, apparterrebbero a quella riserva d'elite che Kiev starebbe costituendo, per una già dichiarata controffensiva nel 2025. Una storia simile a quella dell'estate scorsa, che però finì senza risultati.
Pertanto, se si può fare un primo immediato bilancio dell'attacco, gli Ucraini hanno occupato una quarantina di km quadrati di territorio (l'estensione media di un Comune italiano è di 37,8 km q), hanno preso il controllo di una centrale di rinvio del gas per l'Europa, peraltro ormai sotto utilizzata (solo per Ungheria, Austria e Slovenia) e facilmente circuitabile, hanno catturato qualche decina di poliziotti e marmittoni russi, ma stanno subendo la veemente e stizzita reazione di Putin, subendo perdite e dimostrando di non poter mantenere il controllo dell'area occupata.
Inoltre, Kiev si aspetta un forte contrattacco russo, visto che sembra essere necessaria l'evacuazione di circa 20.000 Ucraini (28 villaggi) che abitano a ridosso del confine prossimo a Kursk e che, sinora, evidentemente non avevano avuto problemi a continuare a rimanere nelle loro case
Tuttavia, è indubbio che l'azione è riuscita a imbarazzare e preoccupare fortemente i Russi e a distogliere, almeno temporaneamente, la gravitazione della loro attenzione, sia operativa ma soprattutto politica, da altre aree del fronte in cui, invece, sono le unità di Mosca ad avere l'iniziativa e ad avanzare, pur se più lentamente di quanto desiderato.
In particolare, c'è un settore, di cui non si ha traccia nella comunicazione occidentale, dove si sta combattendo duramente e che giustamente preoccupa in particolar modo Kiev. Si tratta di una zona in cui la situazione si sta mettendo male per gli Ucraini, per i quali una sconfitta locale potrebbe avere pesanti conseguenze, non tanto a livello tattico, quanto ad un livello operativo più generale. per le il proseguimento che si potrebbe determinare.
Si tratta di una delle ultime aree della Regione del Donetsk ancora sotto il controllo ucraino, a ridosso dell'abitato di Pokrovsk, la cui conquista da parte dei Russi, che stanno avanzando, consentirebbe loro di controllare uno dei più importanti snodi autostradali dell'Ucraina, con la possibilità di utilizzare la via che porta verso nord e, soprattutto, verso le ultime roccaforti di Kiev nel Dombass, già sotto pressione da est. Di tutto questo ne è assolutamente consapevole la leadership militare ucraina e l'attacco a Kursk potrebbe essere il suo tentativo estremo di distogliere forze nemiche da questa area, allentando così la pressione sulle sue unità, che appaiono fortemente provate. Un amo a cui Putin non sembra aver sinora abboccato e difficilmente lo farà, anche perchè può permettersi di impiegare riserve di cui dispone, anche a costo di prolungare la “brutta figura”
E veniamo alla disponibilità di forze che, molto probabilmente, è il punto più dolente per Zelensky e che potrebbe aver influito sulla sua decisione autonoma di attaccare il territorio russo. Non c'è alcun dubbio che i soldati ucraini abbiano sinora combattuto molto bene, senz'altro meglio degli avversari, anche perché decisamente più motivati e sorretti dall'Occidente (magari anche con consiglieri militari sul posto). Hanno inflitto perdite indubbiamente superiori a quelle normalmente previste per un attaccante, che sono sempre maggiori rispetto a chi difende, ma il problema ora è che il logoramento comincia ad essere sempre più forte ed i ranghi si stanno assottigliando sempre di più, perchè i ricambi scarseggiano.
Il dito nella piaga ucraina l'ha messo qualche giorno fa la portavoce del Ministero degli esteri russo la quale, pur con l'enfasi della propaganda, ha affermando che Zelensky “ha mandato i cittadini ucraini nel tritacarne di Kursk per prolungare silenziosamente la mortale mobilitazione ucraina. Oggi ha firmato il relativo decreto”. Tutto vero, perchè l'Ucraina ha dovuto prolungare di altri 3 mesi la legge marziale e la mobilitazione generale, che le consente di continuare con l'arruolamento forzato di nuovi combattenti (che peraltro devono essere addestrati), per fronteggiare le perdite e dar respiro ai soldati al fronte.
Portare la guerra in Russia, pur se con azioni sporadiche, isolate e non coordinate, potrebbe contribuire a risollevare il morale interno, che non è assolutamente dei migliori e determina una crescente sfiducia nella attuale leadership e nella sua politica. Alcuni dati sono sconfortanti, ma reali perchè arrivano da autorevoli fonti nazionali. Secondo Dmytro Natalukha, Presidente della Commissione Affari economici del Parlamento ucraino, sarebbero circa 800.000 i giovani che cercano in ogni modo di sfuggire alla chiamata alle armi e 63.000 le diserzioni accertate dalla Magistratura Militare, di cui la metà solo nel primo semestre del 2024. Un'ammissione che potrebbe celare numeri ancora maggiori.
Per quanto riguarda gli aspetti di politica internazionale, le affermazioni di Zelensky e dei suoi sodali, inducono a pensare che questo attacco terrestre si ponga diversi obiettivi. Secondo il portavoce della Presidenza Mykhailo Podolyak, questa operazione avrà un peso sui futuri negoziati, in quanto la Russia non si accosterà ad alcuna proposta sino a quando “non riceverà una ritorsione adeguata e aggressiva”, in grado di spaventarla e di farle intendere che la guerra si può espandere al suo territorio, in contrasto con i suoi piani iniziali. Pertanto, secondo la versione ucraina le perdite, il territorio violato (e di conseguenza civili russi coinvolti) e le sanzioni costituiranno la catalisi ideale per indurre Putin ad avviare un processo di pace. “Questo è il modo giusto per porre fine a questa guerra” ha affermato Podolyak, sentendosi spalleggiato dalla Comunità Internazionale.
Ma la realtà dei fatti è e potrebbe essere un po' diversa. Intanto, della Comunità Internazionale, a parte la scriteriata Unione Europea, che non si identifica con la posizione dei singoli Paesi europei (che sinora tacciono o han parlato come Crosetto), ha espresso solo perplessità, a partire dagli Stati Uniti per finire alla Cina. E hai detto poco. Poi, la possibilità che Putin si faccia condizionare, così drasticamente, da quelle che sinora sono solo dosi da cavallo di bile, appare veramente improbabile.Anche perché, conoscendo i Russi e la loro storia, di cui lui stesso fa personalmente parte (al contrario dei politici che si trova di fronte), sa benissimo che andare a toccarli sul loro suolo è sempre stato un disastro per tutti e i 600.000 volontari, che si sono arruolati per combattere la “Nuova Guerra patriottica”, sembrano costituire la dimostrazione più evidente. Pertanto, la realtà molto più probabile è quella che vedrà Putin rimuovere qualche generale e fare il diavolo a quattro con i suoi Ministri, ma non cambiare idea su come tutta la questione deve andare a finire.
Sempre sul piano internazionale, con questa sua iniziativa militare, Zelensky potrebbe aver voluto cercare di dimostrare che la sua vitalità politica è ancora energica e padrona del campo, soprattutto agli occhi di Washington, in vista delle prossime elezioni americane. Il loro risultato potrebbe avere conseguenze per lui e la sua Nazione, perchè l'attuale congiuntura internazionale propone, a chi andrà ad occupare l'ufficio ovale della Casa Bianca, molteplici altri grattacapi (Medio Oriente e Taiwan su tutti), che potrebbero distrarlo seriamente dalla crisi ucraina. Di questo Zelensky ne è perfettamente cosciente e, da ex comico, sa perfettamente che se si scende dal palcoscenico, è sempre difficile risalirci, a meno di atti eclatanti, costi quel che costi...anche in vite umane.
Restano aperte molte domande circa l’iniziativa militare ucraina che certo consente a Kiev di mostrarsi ancora energica sul piano militare, capace di colpire con droni e missili la Crimea e il territorio russo in profondità ma anche di “invadere” porzioni di territorio della Federazione. Un successo che fa seguito ad altri conseguiti dagli ucraini negli ultimi giorni.