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Cronaca | 15 luglio 2024, 17:25

Imperia, smarrita la salma del padre: Fiorella Schiavinato chiede 250 mila euro di danni al Comune

Da aprile 2023 la donna non ha certezza di dove siano i resti del genitore sepolto al cimitero di Porto Maurizio

Imperia, smarrita la salma del padre: Fiorella Schiavinato chiede 250 mila euro di danni al Comune

Dopo la scomparsa della salma del padre, l’imperiese Fiorella Schiavinato ha deciso di intraprendere le vie legali chiedendo al Comune 250 mila euro di danni.

Una decisione a cui la donna è giunta dopo aver promosso un primo tentativo di mediazione, non andato a buon fine: convocati sia il Comune che la SL Cooperativa sociale Onlus (cooperativa a cui all’epoca era affidata la gestione dei cimiteri cittadini), davanti all’organismo di mediazione dell’ordine degli avvocati di Imperia, solo quest’ultima vi ha aderito.

L’odissea di Schiavinato inizia il 10 aprile 2023 quando il giorno di Pasquetta si reca, come di consueto, a far visita al padre, Liberale, in cimitero, ma lì una spiacevole sorpresa: arrivata al campo dove dal luglio del 2002 è sepolto il genitore, manca la lapide. Il campo si presenta completamente dissestato, le pietre tombali asportate e il terreno smosso. Da qui nascono i primi dubbi che il padre sia stato riesumato senza che le venisse comunicato.

Soltanto il 25 agosto 2023 viene avvisata che l’esumazione del padre sarebbe avvenuta il giorno seguente, il 26 agosto. Arrivata in anticipo al cimitero, con sgomento nota che nel luogo in cui era posizionata la tomba del padre è già stata effettuata una nuova sepoltura. Nel frattempo, un operaio della cooperativa le segnala che nel luogo da lei indicato lui stesso ha esumato la bara di A. M. e stava in quel momento procedendo a dissotterrare la salma di Liberale: l’ennesimo errore perché la bara portata alla luce era quella di M.B..

Giorni dopo, il 5 settembre, Fiorella Schiavinato viene contatta da un dipendente della cooperativa che la informa del disguido avvenuto: la salma del padre è stata dissotterrata il 25 agosto, cioè un giorno in anticipo rispetto a quanto le è stato comunicato. Ma un dettaglio crea ulteriore allarme nella donna, la bara, infatti, è priva della targhetta di riconoscimento e della fede nuziale con cui il padre è stato seppellito. L’intrigata vicenda fa sorgere seri dubbi sulla reale identità dei resti così malamente riesumati e Schiavinato chiede con urgenza al Comune che venga eseguito l’esame del Dna: richiesta non accolta dall’Ente. A questi fatti si aggiungono ulteriori errori nella lista delle salme esumate fornita dagli uffici comunali alla cooperativa.

Infine, la richiesta danni, presentata dall'avvocata Angela Basso, in cui si legge: “Il Comune ha creato le condizioni per cui la figlia non solo non ha potuto assistere all’esumazione della bara del proprio congiunto, ma non è nemmeno più in grado di andare a onorare le spoglie mortali con la sicura consapevolezza dell’appartenenza delle stesse e della loro ubicazione. Né ha potuto recuperare la fede nuziale che era al dito del padre al momento della sepoltura. Inoltre, malgrado i solleciti inoltrati anche a mezzo del legale, il Comune non si è adoperato per risolvere la situazione, non ha ritenuto di procedere con l’esame del DNA per accertare l’appartenenza dei resti contenuti nella bara priva di targhetta di riconoscimento e in ultimo non ha nemmeno partecipato al tentativo di mediazione radicato dalla sig.ra Schiavinato per cercare una soluzione condivisa. Si è dunque concretizzata la violazione del sentimento di pietà per i defunti e del diritto secondario di sepolcro, da cui consegue l’obbligo risarcitorio”.

L'udienza è stata rinviata al 19 marzo 2025, il Comune si è costituito in giudizio.

Sara Balestra

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