Se già prima la spaccatura tra sostenitori e oppositori di Giovanni Toti era netta e marcata, il “no” del Riesame alla richiesta di revoca dei domiciliari ha scavato un solco incolmabile tra le due fazioni che animano il panorama politico ligure dal 7 maggio scorso, giorno dell’arresto del presidente con le accuse di corruzione e falso. Nelle ore successive alla bocciatura del Tribunale, è chiara la posizione di chi da tempo chiede dimissioni e voto anticipato.
“Un motivo in più per il presidente della Liguria per dimettersi, liberando la Regione dalla paralisi in cui è piombata da due mesi e tutelando il buon nome delle istituzioni, macchiate da condotte indecenti dal punto di vista dell'etica pubblica, della disciplina e dell’onore - così interviene il senatore ligure del MoVimento 5 Stelle, Luca Pirondini - e lo stesso per senso di responsabilità dovrebbero fare i suoi consiglieri di maggioranza. Ancora una volta ci stiamo coprendo di vergogna agli occhi del mondo. In Liguria non si può più prendere una decisione per colpa di Toti e dei suoi amici e alleati”.
Gli fanno eco le parole dei pentastellati liguri: “La Regione resta in mano a un facente funzione che pensa di amministrare l’Ente facendosi dettare la linea da chi palesemente non ha capito o vergognosamente non vuole capire la gravità delle accuse che gli vengono mosse. La nostra regione non merita di fare questa figuraccia. Oggi più che mai riteniamo che questa vergogna debba finire e che le dimissioni immediate di Giovanni Toti siano doverose. Qualora non arrivassero, noi siamo già pronti a scendere in piazza”.
Stessa linea per il Partito Democratico: “La Liguria ha bisogno di guardare al futuro e di essere liberata da questo incubo che sembra non finire mai. È impensabile che una Regione possa essere governata senza la presenza di un presidente nel pieno delle sue funzioni. Con la conferma degli arresti domiciliari del presidente riteniamo che il cambio di passo non è più rinviabile. Si vada velocemente al voto e si ridia la speranza ai liguri”.
“Si conferma la gravità della situazione in cui versa la nostra regione e dimostra che, quando chiedevamo le dimissioni di Toti, avevamo ragione - così Giovanni Pastorino, capogruppo di Linea Condivisa in consiglio regionale - la richiesta è stata respinta da un soggetto terzo alle indagini, un organismo di garanzia che ha sottolineato la possibilità di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove. I giudici sostengono addirittura che Toti non comprenda la gravità delle accuse a cui è stato sottoposto. Neanche troppo velatamente, lo stesso Stefano Savi, legale difensore di Giovanni Toti, per la prima volta evidenzia possibili dimissioni. Quella che doveva essere una condizione momentanea si sta protraendo indefinitamente, lasciando l’intera Liguria in uno stato di incertezza e precarietà”.
Di tutt’altro tenore le parole della Lista Toti che conferma la vicinanza al presidente, attualmente sospeso dall’incarico. “Il no del Tribunale del Riesame non cambia la nostra determinazione - scrivono in una nota - siamo certi che verrà riconosciuta l'insussistenza delle esigenze di custodia cautelare, specie dopo tanti anni di indagine e oltre due mesi di arresti domiciliari. Al presidente, che ha sempre dimostrato correttezza e determinazione nel sopportare una misura tanto afflittiva per preservare l'interesse dei liguri alla prosecuzione dell'azione di governo della Regione, va tutta la nostra incondizionata stima e solidarietà”.
Di fermo e incondizionato sostegno anche l’intervento del presidente ad interim, Alessandro Piana: “La decisione del Tribunale del Riesame ci rammarica ma questo non cambia la nostra volontà a proseguire il lavoro di giunta e maggioranza nel portare avanti il progetto di crescita e sviluppo della Liguria che non si è mai fermato in questi mesi. A Giovanni va il nostro abbraccio e la nostra vicinanza con la speranza che la Cassazione possa intervenire sulle misure restrittive a cui oggi è costretto, convinti che abbia sempre agito nell'interesse del territorio”.