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Politica | 29 maggio 2024, 12:14

Le minoranze sfiduciano Toti, ecco il testo della mozione. Cosa può succedere ora in Regione?

Il 4 giugno in aula la discussione del documento normato dall’articolo 126 della Costituzione: “L’approvazione comporta le dimissioni della giunta e lo scioglimento del consiglio”

La protesta davanti al consiglio regionale ligure

La protesta davanti al consiglio regionale ligure

Dal 7 maggio scorso vi è un presidente della Regione facente funzioni, in applicazione della legge Severino, a seguito di una inchiesta giudiziale che ha portato all’arresto del presidente della giunta regionale Giovanni Toti”.
Sono le prime parole della mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni nel corso dell’ultima seduta del consiglio regionale, la terza senza il presidente Toti, ai domiciliari con le accuse di corruzione e falso. Una mossa che, oltre ad accendere l’aula, ha inevitabilmente ampliato ancora di più (se possibile) la frattura tra le parti nel momento forse apicale di una crescente tensione dal giorno dell’arresto di Toti.

In consiglio il faccia a faccia (anche fisico) tra le due opposte fazioni ha portato poi all’uscita dall’aula della minoranza e a una seduta monodirezionale con la maggioranza e la giunta intente a votare ordini del giorno senza dibattito. Il tutto dopo una prima parte di consiglio in un clima da stadio, con il pubblico in aula pronto ad applaudire le richieste di dimissioni e a contestare gli interventi dei consiglieri di maggioranza e della giunta. Un’atmosfera da resa dei conti, con le europee all’orizzonte e con la sensazione di una campagna elettorale per le regionali che si avvicina sempre più.

Ad accendere la miccia è stato il consigliere M5S Fabio Tosi prendendo la parola per primo e annunciando l’imminente deposito della mozione: “A prescindete dalle valutazioni di carattere giudiziario - prosegue il testo della mozione - dal punto di vista politico-amministrativo emerge un’immagine degradata dell’utilizzo dell’istituzione pubblica, con lo spostamento delle decisioni strategiche dalle sedi istituzionali e democratiche ad altre improprie, in un quadro in cui le normali condizioni di trasparenza e legalità della pubblica amministrazione appaiono diffusamente piegate a interessi di parte. Al di là di quello che saranno gli esiti dell’inchiesta, il fallimento politico della giunta Toti è ormai evidente e conclamato, a partire dalla gestione sanitaria, in profondo disavanzo, proseguendo per le politiche ambientali, ai trasporti, dalle infrastrutture alla casa, dal sociale alla cultura. A questo fallimento politico si aggiunge il blocco nei fatti dell’attività amministrativa ed istituzionale della Regione, minata nelle sue fondamenta dagli ultimi accadimenti. In tale contesto e per la tutela dell’Ente regione, anche gli uffici regionali adotteranno ulteriore prudenza nella valutazione delle singole procedure, con inevitabili ritardi nell’ordinaria attività amministrativa e gestionale”.

E ancora, si legge nel documento: “Stante il perdurare di questa condizione di instabilità politica e amministrativa, unitamente ad una già complessa situazione economico e sociale, l’avvitamento istituzionale rischia di acutizzarsi ulteriormente con danni importanti e irreparabili all'economia e alla società ligure. Ci troviamo di fronte ad una giunta e ad una maggioranza che non ha le condizioni politiche per proseguire, dimezzata per potere e funzioni, senza l’autorevolezza necessarie per gestire nella pienezza delle proprie competenze e con la credibilità necessaria le sfide che riguardano la nostra regione. Ad oggi non sono arrivate le dimissioni del presidente della giunta regionale, come sollecitato  in queste settimane da più parti”.

Ritenendo insostenibile, per gli interessi generali della regione, a partire dalla tenuta economica e sociale, proseguire in tale condizione di stallo - così conclude il documento - valutato lo scioglimento del consiglio regionale e lo svolgimento di nuove elezioni l’unica strada possibile per restituire dignità alle istituzioni, per evitare una situazione di stallo della Regione e garantire un governo regionale che operi nella piena legittimazione democratica e politica. Sfiducia, ai sensi dell’articolo 124 del regolamento interno il presidente della giunta regionale Giovanni Toti”.

La mozione sarà presentata, discussa e votata in aula martedì 4 giugno alle 10 in una seduta convocata a oltranza. Un documento firmato da tutti i consiglieri di opposizione, eccetto Sergio Rossetti (Azione), che ha ammesso di essere venuto a conoscenza dell’iniziativa dalle pagine dei giornali e che la cosa lo “appassiona molto poco”. Rossetti, inoltre, avrebbe evitato la mozione “perché compatterà la maggioranza” ma, allo stesso tempo, ha annunciato il suo voto favorevole in aula.

Di questo documento si parla ormai da 24 ore, ma cos’è la mozione di sfiducia e come funziona? Lo spiega bene e in poche parole l’articolo 126 della Costituzione: “Con decreto motivato del Presidente della Repubblica sono disposti lo scioglimento del consiglio regionale e la rimozione del presidente della giunta che abbiano compiuto atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge. Lo scioglimento e la rimozione possono altresì essere disposti per ragioni di sicurezza nazionale. Il decreto è adottato sentita una commissione di deputati e senatori costituita, per le questioni regionali, nei modi stabiliti con legge della Repubblica”.

Poi il passaggio sulla mozione: “Il consiglio regionale può esprimere la sfiducia nei confronti del presidente della giunta mediante mozione motivata, sottoscritta da almeno un quinto dei suoi componenti e approvata per appello nominale a maggioranza assoluta dei componenti. La mozione non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla presentazione. L'approvazione della mozione di sfiducia nei confronti del presidente della giunta eletto a suffragio universale e diretto, nonché la rimozione, l'impedimento permanente, la morte o le dimissioni volontarie dello stesso comportano le dimissioni della giunta e lo scioglimento del consiglio. In ogni caso i medesimi effetti conseguono alle dimissioni contestuali della maggioranza dei componenti il consiglio”.

Se la mozione venisse approvata, dunque, il consiglio regionale si scioglierebbe e la giunta dovrebbe dimettersi in blocco. Uno scenario che la maggioranza sta cercando di evitare sin dal 7 maggio facendo quadrato intorno al presidente ad interim Alessandro Piana e invitando ad attendere e a restare compatti per non lasciare la Regione Liguria senza guida. La data per la discussione e la votazione però è ormai segnata sul calendario, in rosso e forse anche cerchiata: il 4 giugno sarà la giornata del “sì” o del “no” al presidente Giovanni Toti e alla sua giunta. E anche se è improbabile a oggi, salvo clamorosi colpi di scena, che la mozione venga approvata, il segnale che arriva dalle opposizioni è molto chiaro, specie a pochi giorni dal voto per le elezioni europee.

Pietro Zampedroni

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