Gli apicoltori hanno due nemici, il cambiamento climatico e la concorrenza sleale di “miele non miele”.
Purtroppo sono in buona compagnia con le loro principali alleate, le api, che hanno contro il clima, i veleni usati per i parassiti e le vespe velutine, nemici che, purtroppo, esistono anche oggi Giornata Mondiale delle Api. I produttori di miele nostrani, come quelli di tutta Italia, hanno, però, un nemico che potrebbe essere combattuto e vinto con le normative. Che, almeno al momento, non esistono e che, soltanto, i questi primi mesi del 2024, hanno permesso un incremento del 23 per cento di importazione di miele straniero che non è tanto di infima qualità ma, soprattutto, non è assolutamente possibile qualificare come autentico miele.
“Siamo impegnati su due fronti – confessa preoccupato Andrea Romano, apicoltore e tecnico responsabile dell’Associazione Alpa Miele per il ponente ligure - Le anomalie climatiche con il clima freddo della primavera hanno messo sotto stress le api e messo a rischio la salute degli alveari con le immaginabili conseguenze”. Questi sono i primi problemi che, ovviamente, possono essere soltanto subito senza disporre di rimedi efficaci. Ma ne esistono altri che, invece, dipendono dall’uomo quando vuole sostituirsi alla natura per mero interesse finanziario. “Sul mercato italiano ed europeo viene immesso miele che non è vero miele e, per di più, a prezzi incredibili tali da effettuare concorrenza sleale nei confronti degli apicoltori italiani”. Un miele falso, quindi. “Certamente – spiega Romano – perché è miele artificiale prodotto in laboratorio probabilmente cinese con costi di 70/80 centesimi di euro a chilogrammo, impensabili per un apicultore italiano costretto a a vendere il suo prodotto a 15/18 euro per compensare i costi”. Qualcosa a livello normativo si sta muovendo, spiega Romano, ma al momento mancano ancora i necessari controlli per il miele di origine extraeuropea.
Invece vive in un paradiso protetto la Bee-Gilli di Simone Gilli che, insieme al cugino Nicola, a Diano Gorleri hanno attivato alveari per soddisfare una grande passione e rimanere presenti sul territorio. “Noi vendiamo miele in un’area ristretta, soltanto nel ponente ligure – spiega Simone – Per questo motivo non siamo esposti alla concorrenza sleale dei mieli stranieri, spesso prodotti con miscele provenienti da dieci paesi diversi”. Simone e Nicola, entrambi meno che trentenni, sono il futuro, insieme ai loro “colleghi” apicoltori, possono rappresentare la frangia più giovani di chi si deve contrapporre ai 4,8 milioni di chili di prodotto straniero spesso di bassa qualità e a prezzi stracciati. Ricordando che un certo Albert Eistein diceva che la scomparsa delle api era l’inizio della scomparsa del genere umano.