Politica - 08 maggio 2024, 16:51

Arresto Toti, spunta l'ombra di una talpa nella Tangentopoli in salsa ligure

È un aspetto su cui lavorano gli investigatori della guardia di finanza, coordinati dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde

Nell'inchiesta che ha portato all'arresto del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti spunta l'ombra di una talpa: questo è l'aspetto a cui lavorano 

gli investigatori della guardia di finanza, coordinati dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde.

Il 30 settembre 2020 i fratelli Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa, iscritti a Forza Italia in Lombardia, da ieri sospesi dal partito, incontrano a Genova alcune persone della comunità riesina. Si avvicina un uomo con la felpa e il cappellino: "Viene riconosciuto in Umberto Lo Grasso (consigliere comunale totiano). Che dice a Italo Testa: "Vedi che stanno indagando, non fate nomi e non parlate al telefono …. Stanno indagando". In tutta risposta Italo Maurizio Testa afferma: "si lo so, non ti preoccupare …. L'ho stutato ("spento" in dialetto siciliano, ndr)".

Questa condotta, scrive la giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni, "appare in tal modo integrare il delitto di favoreggiamento personale, avendo il predetto - avvisando i fratelli Testa a non parlare al telefono essendo in corso indagini ("stanno indagando") - fornito un aiuto in favore dei predetti ad eludere le investigazioni a loro carico".

Sono due le ipotesi su chi abbia avvisato Lo Grasso. La prima è che vi sia una talpa:  Stefano Anzalone, totiano e indagato, è un ex poliziotto. La seconda ipotesi è che si possa trattare di una sorta di millanteria dello stesso Anzalone che dopo le elezioni voleva togliersi di torno i fratelli Testa e non onorare le promesse fatte in cambio dei voti.