Se Oneglia, per tradizione, ha sempre coltivato una vocazione cittadina, Porto Maurizio, invece, per propria originale posizione geografica, ha conservato nei secoli i tratti caratteristici di un borgo affacciato sul mare.
Oneglia, dal canto suo, dopo una lunga appartenenza alla famiglia genovese Doria, per la precisione D'Oria, alla fine del XVII secolo, abbracciò con entusiasmo il dominio sabaudo, fino a diventarne una città fedelissima e grata per essere stata liberata da un precedente signore corrotto e scorretto.
Porto Maurizio, al contrario, rifacendosi alla particolarità dell'eredità romana e bizantina (e per tale motivo vantava il più antico porto ligure, risalente al 205 d. C.), divenne in epoca medievale una convinta e sicura fortezza genovese, favorendo tutte le iniziative della Superba nel Ponente ligure e nei territori più vicini, ma anche assecondando nel tempo l'influenza francese.
Fieramente antifrancese fu invece Oneglia, che dai transalpini subì tentativi di occupazione e violenti bombardamenti dal mare sia nel XVII secolo che nel periodo rivoluzionario alla fine del XVIII secolo.
Porto Maurizio, da parte sua, si schierò subito con Napoleone con determinazione. Dopo che nel 1815 Oneglia e Porto Maurizio furono trasferite dal Congresso di Vienna sotto la giurisdizione del Regno di Sardegna, quest'ultimo, nel 1842, tentò di realizzare un progetto per accorparle in un'unica città: le autorità piemontesi dovettero però rinunciarvi, in considerazione dei contrasti, limitandosi a collegare i due centri con un ponte sull'Impero, se pur l'antico confine tra le due realtà cittadine passasse, a dire il vero, lungo il Rio Baitè.
Le rivalità e le note polemiche umorali, tra Oneglia e Porto Maurizio, tuttavia, non impedirono gli sviluppi industriali e commerciali che, fra il XIX secolo e il XX secolo, consentirono all'intera zona di divenire la capitale mondiale dell'olio e della pasta.
Il decreto del regime di Mussolini che nel 1923 portò infine all'unificazione di Oneglia, Porto Maurizio e degli altri centri minori vicini in una sola città, Imperia e in un solo capoluogo di provincia, rappresentò il momento conclusivo di una vicenda millenaria, ma al tempo stesso anche una fase di ripartenza verso auspicabili nuovi traguardi.
Oggi, superato il secolo di esistenza, Imperia, nel suo complesso, custodisce memorie e tracce di storia e di tradizioni che ne arricchiscono il lascito culturale, intellettuale e di costume: un lascito che non è peraltro percepito a pieno da chi vi vive, distratto com'è dalle crescenti preoccupazioni legate alle attualità congiunturali locali, nazionali ed internazionali.
Lo stesso dibattito aperto sulle diverse scelte che oggi interessano Imperia (e che si spalmano, ovviamente, su tutta la città, ormai non più divisa) rivela un malessere non esente dal timore crescente di un domani che appare incerto e gravido di rischi.